Uccisa e buttata nel pozzo, l’uomo che ha confessato doveva essere in carcere per violenza
Nicola del Sorbo doveva essere in carcere per violenza privata e lesioni: ma lo aveva evitato "grazie ad una istanza per la detenzione alternativa". Lo ha spiegato l'avvocato del 34enne bracciante agricolo che, inizialmente fermato perché sospettato di essere coinvolto nella morte di Luana Rainone, la donna scomparsa a luglio e il cui corpo è stato ritrovato ieri in un pozzo, ha poi confessato le proprie responsabilità.
L'uomo era stato condannato per ben due volte perché giudicato colpevole dei reati di violenza privata e lesioni, ma anche estorsione: la prima condanna, per estorsione, era arrivata nel 2014, quando aveva aggredito la suocera per sottrarle cento euro e lo aveva visto essere condannato a 6 anni; la seconda, seppur arrivata nel 2009, era diventata definitiva nel 2016, ed era di 4 anni per violenza privata e lesioni. Ma per la prima aveva "beneficiato dell'affidamento al servizio sociale e della riduzione della pena per ottima condotta carceraria", spiega l'avvocato Luigi Senatore, mentre attualmente era in attesa di un'udienza con il tribunale di sorveglianza.
L'uomo ha ieri confessato di aver ucciso lui Luana Rainone, al termine di una lite: lei voleva un maggiore "coinvolgimento emotivo" nella propria relazione, e lui, in preda ad alterazioni dovute alla cocaina, avrebbe perso il controllo e l'avrebbe accoltellata. Poi, dopo aver avvolto il suo corpo in una coperta, l'aveva gettato in un pozzo, dove è rimasto per oltre un mese, fino al ritrovamento avvenuto ieri da parte dei carabinieri che, fin da subito, avevano già i loro sospetti sull'uomo, che ha finito poi per confessare dopo poche ore.