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Turista violentata a Sorrento, condanne troppo leggere: il processo è da rifare

Processo da rifare per i 5 giovani ritenuti responsabili dello stupro di una turista a Meta di Sorrento: per la Cassazione le pene del secondo grado erano troppo blande.
A cura di Nico Falco
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I cinque dipendenti dell'albergo di Meta di Sorrento riconosciuti responsabili dello stupro di una turista inglese dovranno essere di nuovo processati: lo ha stabilito la Cassazione, che ha giudicato troppo lievi le pene inflitte col secondo grado, quando gli imputati avevano ottenuto un forte sconto di pena. Con la decisione, in accoglimento della richiesta della Procura generale, i giudici della Suprema Corte hanno annullato con rinvio la sentenza.

Turista stuprata in albergo e ripresa col cellulare

La vicenda risale all'ottobre 2016, quando la donna, una cinquantenne che era in vacanza con la figlia, venne violentata dal gruppo; durante gli abusi furono anche scattate delle fotografie, poi fatte circolare. Gli imputati hanno sostenuto che la donna era consenziente, almeno all'inizio, mentre la donna, che aveva sporto denuncia appena tornata a casa, ha raccontato di essere stata indotta a bere alcolici fino a perdere i sensi, avanzando anche il sospetto di essere stata drogata. Tracce di stupefacente erano stati trovati tra settembre e dicembre 2016 nei suoi capelli.

Nel 2019, al termine del processo di primo grado, il Tribunale di Torre Annunziata aveva condannato a 9 anni di reclusione Gennaro Gargiulo, a 8 anni Antonio Miniero e Fabio De Virgilio, a 7 anni Francesco d'Antonio e a 4 anni Raffaele Regio. A incidente sulla pena era stata proprio l'ipotesi della droga: nelle motivazioni della sentenza si legge infatti che gli imputati avevano "somministrato sostanze stupefacenti con effetti incapacitanti".

Stupro a Meta di Sorrento, pene dimezzate in appello

Due anni dopo, però, col processo di Appello, quell'aggravante era caduta. Per i giudici gli imputati le avevano servito continuamente da bere, facendola ubriacare, ma non era possibile dimostrare che le avessero anche fatto assumere della droga a sua insaputa. E anche le tracce rinvenute nei capelli, prelevate soltanto tempo dopo, non dimostravano che fossero collegabili a quell'episodio. Il processo si era quindi chiuso con un forte sconto di pena: 4 anni a D'Antonio, Miniero e De Virgilio, 4 anni e 8 mesi a Gargiulo, 3 anni a Regio.

I legali dei ragazzi avevano annunciato ricorso in Cassazione, intenzionati a dimostrare la loro innocenza. Anche l'avvocato della donna aveva annunciato il ricorso, sottolineando che, anche se non era possibile dimostrare l'assunzione di droga, era invece stato accertato che "i rapporti venivano praticati in presenza di una condizione di incapacità psicofisica" della turista, che "in quel momento era priva di determinarsi con coscienza e volontà".

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