Turista a Napoli, vi racconto la mia delusione: Angelo di “Milano Segreta” spiega le sue critiche

Musei vuoti, friggitorie piene. È ciò che ha visto la guida turistica Angelo Mazzone durante il suo soggiorno a Napoli. La causa sarebbe una “foodificazione di massa”: l’ossessione per la gastronomia che soffoca il turismo culturale e artistico con il quale, invece, dovrebbe convivere. Ai microfoni di Fanpage.it ha raccontato le tappe principali della sua “Napoli segreta”.
A cura di Beatrice Barra
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“Sono entrato in diversi musei ed ero da solo, mentre la gente era tutta riversata in via dei Tribunali tra friggitorie e pizzerie”, dice Angelo Mazzone – guida turistica e fondatore della pagina social Milano Segreta – ai microfoni di Fanpage.it dopo il post “di sfogo” pubblicato qualche giorno fa.

"Il turismo a Napoli fa schifo", aveva esordito, motivando la sua critica con il racconto del suo soggiorno in città. L'abbiamo incontrato a Milano nel giardino interno di Villa Reale, "il suo rifugio", nonché una delle tappe dei suoi tour alla scoperta dei luoghi artistici poco conosciuti del capoluogo meneghino, per farci raccontare cosa l'ha deluso. Da operatore del settore "vorrei che una città con un patrimonio artistico e culturale inestimabile come Napoli sia valorizzata come merita", mentre quello che ha visto riduce tutto a "un'immagine folcloristica e mangereccia".  La sua sortita ha generato vivaci reazioni anche nel comparto turistico napoletano.

Lo sfogo sui social

“Quel post è stato uno sfogo a tutti gli effetti". L'aspetto che lo ha mortificato più di tutto è stato trovare "le botteghe storiche e i piccoli artigiani un tempo presenti nelle strade principali", simbolo della vecchia Napoli, spodestate da pizzerie e friggitorie. O ancora, visitare i musei della città di domenica pomeriggio e ritrovarsi da solo "o con al massimo altre dieci persone", mentre Via dei tribunali era piena di gente intenta a fotografare piatti tipici o personaggi folcloristici.

"C'erano più persone in coda al bar Poppella per il famoso fiocco di neve rispetto al museo che conserva le Sette opere della Misericordia di Caravaggio", racconta scuotendo la testa. Parla di "foodificazione di massa": un'ossessione per la gastronomia che soffoca il turismo culturale e artistico con il quale, invece, dovrebbe convivere. Non succede solo a Napoli, ma in tutte le grandi città italiane. Risultato? L'offerta culinaria supera "di gran lunga quella culturale" che, pur essendo immensa, spesso rimane sconosciuta.

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Le tre tappe di "Napoli segreta"

Approfittando del fatto di essere insieme a lui, la richiesta sorge spontanea: "raccontaci quali sarebbero le tappe della tua Napoli segreta". 

Senza esitare parte dal Museo delle Arti Sanitarie che comprende la Farmacia degli Incurabili. "La signora che sta all'ingresso è rimasta sorpresa quando mi ha visto, perché non è abituata a vedere gente", ma lo ha accompagnato e guidato in un tour di un'ora tra arte e scienza.

La seconda tappa è il Complesso Monumentale Donnaregina, "che racchiude tutte le opere più belle e importanti del settecento napoletano". Ci mostra i video e le foto che ha scattato al suo interno, non solo per farci ammirare il patrimonio custodito all'interno del Complesso, ma anche per farci constatare che fosse l'unico a visitarlo. Un altro luogo "della Napoli da scoprire e riscoprire" è il Museo di Capodimonte, che contiene ricami, miniature, stampe e dipinti di grandi maestri del Seicento.

Le ragioni della "foodificazione di massa"

"Escludendo i luoghi più famosi, se non si fanno iniziative come l'ingresso gratuito la domenica, non si vede gente in coda fuori dai musei". Secondo Mazzone questo avviene anche a causa di strategie di marketing "food oriented" che investono molto di più sulla sponsorizzazione della gastronomia, rispetto a quella dell'arte.

Questa tendenza si riflette in modo ancora più esplicito sui social, pieni di contenuti incentrati sul cibo. "Pagine come la mia che parlano di arte tutti i giorni sono molto meno seguite rispetto a quelle che ti dicono dove mangiare la migliore pizza o il miglior risotto", questo avviene perché  parlare di arte "richiede più impegno". Serve ricerca e confronto con gli esperti del settore, "non basta scattare la foto e dire dove si trova il posto". 

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