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Truffa su tamponi Covid-19: sito illegale per prenotazioni online, coinvolti anche sanitari del 118

I carabinieri del Nas hanno svelato una organizzazione, di cui facevano parte anche sanitari del 118, che offriva tramite Internet tamponi e sierologici Covid-19 usando apparecchiature diagnostiche non in regola e senza alcuna autorizzazione. Le indagini partite a fine agosto, dopo la scoperta del sito web.
A cura di Nico Falco
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Nas, immagine di repertorio
Nas, immagine di repertorio

Si erano inseriti in un settore tra i più redditizi di oggi, vista la richiesta altissima: i tamponi Covid-19. E così, mentre i laboratori di analisi procedevano a ritmo serrato ad analizzare migliaia di test, e i cittadini cercavano di capire se, come e dove effettuarli privatamente, loro avevano messo su un sito Internet in cui offrivano sia tamponi sia i test sierologici. Tutto senza autorizzazioni e usando anche materiale scadente, che invece di aiutare a comprendere l'entità del contagio avrebbe potuto paradossalmente estenderlo ulteriormente.

Lo hanno scoperto i carabinieri del Nas di Napoli, col supporto dei militari dei Comandi Provinciali di Napoli e Caserta, che oggi, 13 ottobre, hanno eseguito un decreto di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli (pm Maria di Mauro) a carico di personaggi e società che orbitano nel settore sanitario, tra i quali anche convenzionati col Servizio Sanitario Regionale e impiegati nelle postazioni del 118 e collaboratori di una società che commercializza dispositivi medici. I destinatari del provvedimento sono indiziati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all'esercizio abusivo della professione.

Le indagini sono state avviate tra la fine di agosto e gli inizi di settembre, quando i carabinieri hanno scoperto il sito Internet attraverso cui avveniva il primo contatto; gli appuntamenti venivano concordati attraverso altri canali, come piattaforme di messaggistica. Per un tampone il prezzo da pagare era tra i 40 e i 60 euro, mentre per il sierologico intorno ai 30 euro; gli esami venivano eseguiti a domicilio. Tariffe piuttosto basse,  che potrebbero aver spinto moltissime persone, contattate anche col passaparola, a rivolgersi in autonomia al gruppo, spinte soprattutto dalla paura di essere state contagiate.

I tamponi eseguiti venivano subito processati, con apparecchi elettromedicali e kit strumentali che non erano però regolamentari e quindi nemmeno idonei per quel tipo di esame, e di conseguenza potenzialmente pericolosi anche per il diffondersi dell’epidemia. Durante le perquisizioni di oggi, oltre a una corposa documentazione sanitaria, sono stati sequestrati oltre 10mila kit per tamponi, di cui alcuni scaduti, centinaia di test rapidi, materiale informatico, apparecchiature elettromedicali per processare tamponi e test sierologici, oltre a una ingente somma di danaro. Ulteriori accertamenti sono in corso per risalire alla provenienza dei tamponi e soprattutto dei reagenti, spesso difficili da reperire anche per i laboratori regionali.

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