Trent’anni fa il vertice G7 di Napoli. E la città imparò una lezione che ancora oggi è fondamentale
Qualcuno disse che fu il momento in cui «il mondo scelse Napoli». In realtà il G7 italiano, tenutosi a Napoli dall'8 al 10 luglio del 1994, fu merito di una persona in particolare: Carlo Azeglio Ciampi. Appena uscito dall'incarico di Governatore della Banca d'Italia, l'allora Presidente del Consiglio (poi amatissimo Presidente della Repubblica) optò per Napoli come sede del vertice dei Sette Grandi sfidando la ritrosia di chi riteneva il capoluogo campano bello, sì, ma troppo problematico, inadatto ad ospitare eventi-vetrina per l'intero Paese.
Come sappiamo, la storia andò diversamente. Napoli si mostrò in tutto il suo splendore. Ci sono immagini rimaste nella storia recente dei napoletani: Bill Clinton, presidente degli Stati Uniti da poco più di un anno, che fa jogging sul Lungomare Caracciolo con tanto di scorta; la first lady Hillary Clinton accompagnata dalla figlia Chelsea che va in giro nel centro storico ad ammirare il chiostro di Santa Chiara e i Decumani. La città per l'evento fu blindata per motivi di sicurezza e fu ripulita rapidamente dal degrado urbano che purtroppo invadeva anche zone bellissime come via Toledo, piazza Trieste e Trento, lo stesso Lungomare. Fa storia a parte l'iconica piazza del Plebiscito (che all'epoca iconica non era): ne parleremo tra un attimo.
In città arrivarono tutte le personalità che stavano scrivendo le pagine di storia del post-Muro di Berlino: il cancelliere tedesco Helmut Kohl, il Presidente della Russia Boris Eltsin, il primo ministro del Regno Unito John Major. Era una delle prime importanti uscite internazionali di Silvio Berlusconi che soltanto qualche mese prima, l'11 maggio 1994, aveva giurato come presidente del Consiglio dei ministri in Italia.
A proposito di immagini: celebre fu quella di Bill Clinton che addenta una pizza a portafoglio nei locali della storica pizzeria di Salvatore Di Matteo in via Tribunali, una foto iconica, che fece il giro del mondo: uno dei pizzaioli, Ernesto Cacialli addirittura fu ribattezzato «il presidente» e fondò una pizzeria che porta questo nome.
Il ruolo del sindaco Bassolino nel G7 di Napoli
Con Ciampi – e per certi versi con Berlusconi – l'altra personalità che ebbe un ruolo cruciale fu sicuramente l'allora sindaco di Napoli Antonio Bassolino. Eletto nel dicembre 1993, primo sindaco con l'elezione diretta, Bassolino col G7 fu consacrato come l'uomo «del rinascimento napoletano» e caratterizzò la sua prima consiliatura nel ricostruire una immagine internazionale di Napoli e ravvivare quello che definiva «l'orgoglio napoletano», contro degrado e un certo "nonsipuotismo" partenopeo. «Napoli fu protagonista, presentandosi come città aperta al mondo, consapevole della sua storia e capace di considerare la cultura come la sua più importante risorsa» così l'ex sindaco ricorda quei momenti.
Al Bassolino sindaco di Napoli durante il G7 è legata una delle decisioni più importanti per la Napoli degli anni Novanta: la chiusura di piazza Plebiscito alle auto. Prima di ciò la piazza più grande e importante di Napoli era ridotta ad uno squallido parcheggio a cielo aperto. Bassolino la chiuse per motivi di sicurezza durante il vertice dei 7 Paesi più industrializzati che si teneva a Palazzo Reale e quando si trattò di riaprirla alle auto, decise di firmare l'ordinanza per tenerla off-limits al traffico veicolare. Vi furono proteste e le solite critiche. Grazie a quel gesto, da trent'anni piazza Plebiscito è uno dei luoghi più rappresentativi di Napoli, location di concerti ed eventi.
Fu probabilmente in quella occasione che Napoli imparò una lezione che oggi, con il ritorno del grande turismo di massa in città, è di attualità: non aver paura di mostrarsi e piacere al mondo.