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Tre motivi per cui chi ha fatto Napoli Milionaria! su Rai1 non ha capito la commedia di Eduardo

Gli sceneggiatori del film Napoli Milionaria! su Rai1 hanno tagliato dalla commedia di Eduardo De Filippo dialoghi indispensabili a capirne il significato, rendendola un insieme di scene macchiettistiche senza alcun valore.
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Bastava vedere la prima scena del film "Napoli Milionaria!" su Rai1 per capire che non avrebbe avuto nulla a che vedere con la commedia di Eduardo De Filippo. Che ne sarebbe stato un succedaneo del tutto privo del significato, molto profondo, di un’opera monumentale, che quando fu messa in scena la prima volta, al Teatro San Carlo, impose alla compagnia di riaprire per ben 27 volte il sipario tanti erano gli applausi a fine rappresentazione. Poi, andando avanti, con sacrificio, a vedere il film ci si accorge che chi ha scritto la sceneggiatura (o, meglio, ha tagliato quella di Eduardo) non ha proprio capito il messaggio della commedia. Altrimenti non avrebbe tolto dialoghi e battute necessarie alla sua comprensione.

Il primo errore: in "Napoli Milionaria", l’unica, ovvero quella scritta da Eduardo, la figlia piccola non si vede mai in scena. È sempre, per tutto il tempo della rappresentazione, in un’altra – immaginaria – stanza. Nel film di Rai1 appare, appunto, già dalla prima scena. Forse chi ha scritto questa nuova sceneggiatura deve aver pensato che Eduardo, nonostante fosse il più grande drammaturgo dell'epoca, non avesse a disposizione un’attrice bambina e non ha capito che invece non voleva che si vedesse perché quella bambina in realtà è un'allegoria. L’allegoria della città di Napoli, ma in realtà anche di tutto il Paese, perfino di tutta l’Europa all’indomani della guerra. L'allegoria della società malata che è uscita dal conflitto e che soltanto la medicina giusta può salvare. Non a caso la bambina si ammala proprio nel momento in cui tutti pensano, tranne Gennaro Jovine, che la guerra sia finita. Quando le persone non hanno voluto vedere, come lo spettatore non vede la bambina, che la società era – se possibile – ancora più malata di prima. È per questo che la bambina era e doveva restare fuori dalla scena, così invece ha perso del tutto il suo significato allegorico, diventando semplicemente uno dei tanti personaggi inutili del film.

Così come è diventato inutile il personaggio chiave della commedia, il vero contraltare a Donna Amalia, che invece incarna la vittima della guerra che poi diventa a sua volta carnefice della nuova società: Riccardo, il ragioniere. È a lui che, all'inizio della commedia, tutti chiedono rassicurazioni sulla fine del conflitto perché "indossa l’abito scuro" e "lavora sopra all’ufficio", a differenza degli altri che svolgono mansioni manuali. E tanto basterebbe perché il ragioniere ne sappia di più di loro sul destino dell’umanità. Ma è colui che, invece, da una posizione di privilegio anche economica (la casa di proprietà e le altre due casette) finisce in disgrazia per colpa della guerra e del mercato nero, quindi di Donna Amalia e Settebellezze. Ma non perde la sua nobiltà d’animo, tanto che regala (non vende) l'unica medicina che può salvare la vita alla bambina, che – ricordiamolo – è l'allegoria della società. E questo è reso chiaro dal discorso che il ragioniere fa a Donna Amalia alla fine della commedia e che nel film è stato totalmente tagliato come se non avesse alcuna importanza.

Lo metto qui per l’alto valore morale che ancora oggi ha quel dialogo di cui, ieri sera, siete stati privati e neanche per esigenze di tempo (il tempo di lettura stimato dall'Intelligenza artificiale è di appena 1,45 minuti), visto che molti altri dialoghi meno utili alla comprensione del messaggio sono stati lasciati:

Riccardo, rifiutandosi di consegnare la scatola del medicinale: “No. Io la vorrei consegnare alla signora Amalia”.

Amalia entra e si ferma a guardare il gruppo con at­teggiamento interrogativo.

Riccardo (ad Amalia con tono di fatalità, senza ombra di vendetta nella voce, né di ritorsione): Donn'Ama', la medicina che ha prescritto il dottore per vostra figlia, ce l’ho io. (la mostra) eccola qua.

Amalia (colpita, non disarma): Quanto volete?

Riccardo (commiserandola, ma senza cattiveria, quasi comprensivo): Che mi volete restituire? Tutto quello che avevo è nelle vostre mani. Mi avete spogliato… quel poco di proprietà, oggetti di mia moglie, biancheria… ricordi di famiglia. Con biglietti da mille alla mano ho dovuto chiedervi l’elemosina per avere un po’ di riso per i miei figli, adesso pure di vostra figlia si tratta…

Amalia (come per richiamarlo all’umanità, quasi con tono di rimprovero): Ma questa è una medicina…

Riccardo: D’accordo. E giustamente voi dite, senza la medicina indicata, si muore. Ma perché, secondo voi, Donn'Ama', senza mangiare si campa?

Amalia rimane inchiodata, non sa cosa rispondere.

Riccardo ribatte: Se non mi fossi tolto la camicia, i figli miei non sarebbero morti di fame? Come vedete, chi prima e chi dopo deve, ad un certo punto, bussare alla porta dell'altro. Sì, lo so, voi in questo momento mi da­reste tutto quello che voglio, ma se io per esempio mi volessi togliere lo sfizio di vedervi correre per tutta Napoli come correvo io per trovare un po' di semolino quando tenevo il figlio più piccolo malato… Se io vi dicesse: “Girate Donn'Ama?, divertitevi portone per portone, casa per casa…", Ma io questo non lo faccio! Ho voluto solamente farvi capire che, ad un certo punto, se non ci stendiamo una mano l'uno con l'altro… (porgendo la scatola al dot­tore) a voi, dotto'. E speriamo che Donn’Amalia abbia capito. Auguri per la bambina. Buonanotte. (ed esce per il fondo).

E speriamo che tutti noi abbiamo capito che se, nel momento di difficoltà, non ci porgiamo la mano l'uno con l'altro non andiamo da nessuna parte, speriamo di ricordarlo la prossima volta che leggiamo della guerra in Ucraina o di quelle in Palestina, del prossimo sbarco di migranti o della prossima pandemia, quando molti, da altri Paesi, si sono ricordati di porgerci la mano. Ed è proprio questa l'attualità e l'immortalità dell'opera di Eduardo che non ha capito chi ha deciso ti tagliare totalmente questo dialogo dal film. Come se qualcuno tagliasse dalle favole di Esopo "o μύθος δελοι οτι" ("la favola dimostra che.."). Perché quella parte è proprio la morale di tutta la commedia, che ora è stata tranciata via.

Quello che ne è rimasto è un insieme di scene macchiettistiche senza alcun significato né collettivo né individuale. È diventata totalmente priva di significato anche la scena della perquisizione che fa il brigadiere (a parte che nel film dicono che sta arrivando la "squadra mobile", che è una sezione della Polizia, e poi si presenta uno vestito da Carabinieri, e già questo dimostra l’attenzione con cui è stato girato) a casa Jovine. Anche qui hanno tagliato la battuta più importante, lasciandone alcune utili a stemperare la tensione del momento ma non certo dello stesso valore. Gli sceneggiatori hanno lasciato, ad esempio, la battuta in cui Amalia dice che il marito è morto alle 2,35 e il brigadiere risponde "mi raccomando non vi dimenticate i 5 minuti", un intermezzo utile al tono della scena ma non così carico di significato.

Mentre era necessario lasciare "è sacrilegio toccare un morto, ma è più sacrilegio mettere le mani addosso a uno vivo come a te". Una frase che racchiude il senso di umanità che prova il brigadiere nei confronti di un uomo che, benché stia coprendo un illecito, lo fa per sopravvivere alla fame e alla miseria. Un passaggio fondamentale perché esalta la giustizia, capace di distinguere in quali situazioni e condizioni l’uomo si trova a compiere reati. Anche per sanzionarlo con maggiore determinazione quando – come farà il maresciallo quando vuole arrestare il figlio di Gennaro perché ruba le auto – commette i reati per puro arricchimento. Anche questa è stata tagliata, come se non avesse un valore. E ne è rimasta una scena priva di contenuto e ricca solo della sguaiataggine della famiglia Jovine, che si contrappone alla compostezza del brigadiere, che nel film rimarca volutamente il suo accento sardo. L’unico personaggio che non parla in napoletano in tutto il film, l'unico che rappresenta la legalità. Una scelta con un retrogusto vagamente razzista. La ciliegia amara su una torta priva di gusto.

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Giornalista dal 2012, attualmente sono capo area Milano a Fanpage.it. Già direttore responsabile di Notizie.it, lavoro nell'editoria digitale dal 2009. Docente e coordinatore dell'Executive Master in Digital Journalism dell'Università Umanitaria. Autore di tre libri inchiesta sulla criminalità organizzata. Nel 2019 ho vinto il "Premio Europeo di Giornalismo Giudiziario e Investigativo".
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