Tre anni senza Mario Paciolla, la mamma: “Non crederemo mai al suicidio”
Sono passati 3 anni dalla morte di Mario Paciolla, il cooperante italiano trovato morto nella sua casa di San Vicente del Caguan in Colombia, dove lavorava alla missione ONU come osservatore internazionale del processo di pace tra il governo colombiano e i guerriglieri delle FARC. Per le autorità sudamericane si trattò di suicidio, ma la famiglia di Mario non ha mai creduto a questa tesi, e da 3 anni lotta per ottenere verità e giustizia. Troppi sono gli elementi che porterebbero alla tesi dell'omicidio, a cominciare dalla preoccupazione degli ultimi giorni di vita di Mario, manifestata telefonicamente alla famiglia, fino all'ultima notte. Nelle ore immediatamente precedenti al ritrovamento del corpo Mario infatti aveva chiesto aiuto alla famiglia per tornare immediatamente a Napoli, dove viveva.
La famiglia attende ora il pronunciamento della Procura di Roma che dovrà decidere se archiviare o meno l'indagine italiana sulla morte di Mario. Intanto un'inchiesta della giornalista colombiana Claudia Duque, ha fatto emergere come il lavoro di Mario si finito in uno scontro politico interno alla Colombia tra l'allora opposizione di sinistra, oggi al governo, e i militari in merito ad un dossier che Mario avrebbe compilato sugli esiti di un bombardamento dell'esercito colombiano su un presunto villaggio di guerriglieri. Anche l'autopsia, presentata alla Procura di Roma, ha fatto emergere dei tagli sul corpo di Mario inferiti poco prima e dopo la morte, che farebbero pensare ad una colluttazione. Intanto i genitori hanno anche denunciato due funzionati Onu colombiani, ex militari, e quattro poliziotti, che avrebbero cancellato prove all'interno della casa di Mario e portato via effetti personali del giovane cooperante internazionale. I suoi amici e il comitato "verità e giustizia per Mario Paciolla" ha lanciato la campagna #wishuwherehere, per portare il ricordo di Mario nei posti che avrebbe visitato, agli eventi cui avrebbe partecipato, continuando a condividere la sua energia vitale, ma soprattutto per continuare a chiedere a chi doveva proteggerlo che verità e giustizia siano fatte al più presto. A Fanpage.it abbiamo intervistato Anna Motta, la mamma di Mario, per fare il punto sulle indagini e su questi tre anni.
E' il terzo anno della vostra battaglia, cosa è successo negli ultimi 12 mesi?
Fortunatamente sono successe tantissime cose, tantissimi incontri che in qualche maniera hanno rilanciato la vicenda di Mario e non la hanno cristallizzata in alcune date, cioè la nascita e la morte. Questi eventi hanno costruito una rete che ci ha aiutato in questo percorso, quindi la storia di Mario Paciolla comincia finalmente ad emergere.
A Roma si decide se archiviare o meno il caso, quali sono gli elementi importanti secondo lei?
Noi non vogliamo entrare nel merito di ciò che decideranno, essendo i genitori di Mario abbiamo però preteso di leggere cosa aveva scritto la Procura. Da questa lettura ci siamo resi conto che alcuni elementi importanti non sono proprio stati presi in considerazione. La prima è l'autopsia che dice che Mario ha un solco orizzontale su tutta la circonferenza del collo, orizzontalmente e su tutta la superfice, e i tagli che presenta, su un polso sono stati inflitti a fine vita e sull'altro polso invece sono stati inflitti dopo la morte. Poi non si è tenuto conto del contesto pericoloso in cui Mario viveva, e quindi la sua necessità di tornare, di scappare dalla Colombia viene scambiata per un suo disturbo di natura psichico emotiva, ma quella era lucida paura. Lui aveva paura, stava scappando perché aveva paura.
L'inchiesta giornalistica di Claudia Duque ha fatto emergere cosa molto importanti, ce ne parla?
La tesi della Duque è che nell'agosto del 2019 un campo nei pressi di San Vicente del Caguan fu bombardato. L'allora Ministro della Difesa Botero, si complimentò perché disse che erano stati uccisi dei guerriglieri. Secondo la Duque, Mario indagò su questo bombardamento recandosi sul posto insieme alla sua squadra, e scoprì che in quel bombardamento erano stati uccisi dei minori. L'opposizione di allora, non si sa come, con questo dossier tra le mani, andando in parlamento chiese a Botero di argomentare. Il Ministro non seppe farlo e fu costretto a dimettersi. Tanto che la Duque dice che: "La morte di Paciolla vale le dimissioni di un Ministro"
Secondo questa tesi quindi, la morte di Mario sarebbe una vendetta dei militari?
Su questo noi non possiamo fare ipotesi, le lasciamo ad altri. Noi non crediamo all'idea del suicidio, non ci crederemo mai, noi crediamo con tutte le nostre forze e fin quando avremo voce, che Mario è stato ucciso. Mario aveva una proiezione futura di tutto ciò che ha compiuto negli ultimi giorni. Chiuse il conto in banca, restituì gli attrezzi ginnici che aveva affittato, disse al proprietario della sua casa che stava tornando a Napoli, tutti passaggi che evidenziano la decisione di andare via, sebbene velocemente. Chi sta programmando questo, non decide di uccidersi all'improvviso, poche ore dopo aver fatto il biglietto aereo per l'Italia e con le valige pronte. Alla magistratura noi guardiamo con fiducia, anche perché sono state fatte delle indagini, sono emersi elementi che vanno valutati e vanno spiegati. Ecco noi ci auguriamo che la Procura di Roma continui a spiegarci.
In questi anni avete incontrato tanti uomini e donne che hanno a cuore la storia di Mario, se lei oggi dovesse raccontare a suo figlio questa umanità varia, come la racconterebbe?
Gli direi che ci sono tante persone che lo hanno amato. In questa rete, certe volte mi sembra di esagerare, ma davvero in ogni persona che incontriamo c'è un'altra persona che ci dice che conosceva Mario perché era "amico di". Insomma io credo che questa rete fondamentalmente è una rete che ha creato lui.