Traffico di reperti archeologici: 19 indagati, i tombaroli cercavano monete coi metal detector

I "tombaroli" perlustravano siti archeologici ed effettuavano scavi abusivi, anche usando i metal detector, poi vendevano i reperti che trovavano ai ricettatori locali e da qui arrivavano a quelli internazionali: era ben organizzata, la banda di trafficanti di beni archeologici ricostruita dai carabinieri col coordinamento della Procura di Torre Annunziata (Napoli); nel registro degli indagati sono state iscritte 19 persone, residenti tra Campania, Puglia ed Emilia Romagna, i reati ipotizzati sono di associazione per delinquere, ricettazione e furto di beni culturali.
Le perquisizioni sono state eseguite il 13 febbraio, in campo i militari della Sezione Archeologia del Reparto Operativo del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), in collaborazione con il Nucleo Investigativo-Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata. Nel corso degli interventi sono stati sequestrati 819 reperti archeologici apuli, magnogreci e romani, risalenti al periodo compreso tra il VII secolo Avanti Cristo e il V Dopo Cristo e provenienti per la maggior parte da Campania e Puglia; tra questi ci sono 675 monete archeologiche, prevalentemente in bronzo, alcune in argento e in oro, ma anche 144 manufatti archeologici, in bronzo, piombo e ceramici. Trovati e sequestrati anche 11 metal detector e sofisticati strumenti per il sondaggio del terreno, che venivano presumibilmente utilizzati da chi materialmente si occupava di setacciare le aree archeologiche alla ricerca dei reperti da depredare.
I decreti di perquisizione sono stati emessi nell'ambito di una indagine mirata a contrastare il traffico di beni archeologici, coordinata dalla Procura di Torre Annunziata e affidata ai carabinieri della Sezione Archeologia del Reparto Operativo Carabinieri Tpc di Roma. Il lavoro degli investigatori, si legge in una nota a firma del procuratore Nunzio Fragliasso, "ha fatto emergere, allo stato, un vasto traffico illecito di reperti archeologici, condotto da un'organizzazione criminale ben strutturata, ricalcante la filiera tipica di questo settore, a partire dai cosiddetti "tombaroli" che riforniscono di reperti scavati clandestinamente i ricettatori di primo e secondo livello, i quali, a loro volta, alimentano il mercato illecito, anche internazionale, della vendita di beni archeologici".
