Toti Lange si dimette da garante del Pd a Napoli e si candida con Bassolino: “Unico vero politico”
“Mi sono dimesso dalla presidenza della commissione di Garanzia e da tutti gli organismi del Pd. Resto nel partito, ma sto valutando nelle prossime ore scelte di rottura. Candidarmi al Comune con Bassolino? È una ipotesi di protesta rispetto alla situazione che sta vivendo oggi il Pd. Bassolino rappresenta l’unico elemento di politica in questo contesto. I comportamenti del Pd stanno legittimando la sua candidatura politica”.
È un fiume in piena Toti Lange, imprenditore e dal 2019 presidente della commissione provinciale di Garanzia del Partito Democratico di Napoli, che ieri ha rassegnato le dimissioni dalla carica. “Non voglio fare polemica né puntare il dito contro nessuno – dice Lange, contattato da Fanpage.it – Mi limito a constatare che sono state fatte delle scelte a livello politico che non hanno nulla a che fare con le commissioni che dovrebbero vigilare sulle regole interne del partito”.
A cosa si riferisce Lange? Il caso che ha fatto scoppiare la bomba nel Pd è stata la decisione di discutere la candidatura alle prossime comunali di due democrat di peso, i consiglieri comunali uscenti Salvatore Madonna ed Aniello – Bobo – Esposito, coinvolti nell’inchiesta sulla raccolta delle firme per le elezioni amministrative del 2016, nella commissione di valutazione delle liste pulite istituita dal candidato sindaco Gaetano Manfredi e non nella commissione di garanzia Pd. Dai garanti di Manfredi, presieduti dal magistrato Aldo De Chiara, ieri è arrivato l’ok ai due candidati consiglieri, che hanno la loro roccaforte nei quartieri rossi di Napoli Est.
Come ha accolto questa decisione?
“Non entro nel merito della questione, perché non ho visto le carte. Ma sono state fatte delle scelte a livello politico che non hanno nulla a che fare con le commissioni che dovrebbero vigilare sulle regole interne del partito. La commissione deputata a valutare la candidabilità dei candidati è quella di Garanzia interna al Pd, che rispetta i principi sanciti dal regolamento, dallo statuto e dal codice etico. Non capisco perché si sia voluto demandare ad un organo esterno questa questione”.
Perché la questione non è stata sollevata nella commissione di Garanzia Pd?
Le commissioni di garanzia decidono quando sono investite del problema. Se nessuno lo pone, se non arrivano segnalazioni dagli iscritti o dall’esterno, ma essenzialmente dagli organi di partito che segnalano le criticità, non si attiva motu proprio. Ma non è solo questo il motivo delle mie dimissioni.
Che altro c’è?
Più in generale, prendo atto che il Pd e la sua dirigenza oggi sono totalmente marginali e appiattiti su scelte che non hanno nulla a che fare con la democrazia interna di un partito che dovrebbe avere una vocazione maggioritaria e di guida dei processi politici. Stiamo subendo scelte dall’esterno: prima quelle di De Luca, poi quelle di un candidato sindaco che non è un candidato Pd, perché non è un nostro iscritto. A questo punto tutto diventa surreale, per questo mi sono dimesso dagli organismi del partito”.
Resta nel Pd?
Sì, ma farò delle scelte di rottura rispetto a questa situazione.
Ha intenzione di candidarsi alle comunali con Antonio Bassolino?
Sarebbe una ipotesi di rottura e di protesta rispetto a quello che stiamo vivendo all’interno del Pd. Bassolino, in questo quadro, rappresenta l’unico elemento di politica. I comportamenti del Pd stanno legittimando la sua candidatura politica.
È preoccupato per la formazione delle liste?
Non ho elementi in tal senso. Il problema semmai è un altro, quando si fanno liste come quella civica di Manfredi, che sembra essere la vera lista del Pd, perché si stanno drenando forze proprio da lì. Si sta ripetendo lo stesso errore fatto a livello regionale con la nascita di una miriade di liste nella galassia deluchiana togliendo forze al Pd. Si spostano i candidati come pedine da una lista all’altra a seconda delle convenienze.