Cosa succede ai Test di Medicina 2023 a Napoli? Parlano gli studenti: chi è entrato e chi sta studiando
Da dove nasce una passione? Una risposta giusta a questa domanda non c'è, ognuno ha la sua. Ma sono le passioni che spingono ogni giorno, migliaia di persone a compiere scelte che muovono il mondo. È il caso dei tanti maturandi che ogni anno si preparano per affrontare il tanto temuto test di Medicina, per l'accesso ai corsi di laurea. Una prova cruciale, che quest'anno sta tenendo banco sulle pagine di cronaca nazionale per i presunti scambi illegali di risposte, avvenuti nei gruppi Telegram, e per la proposta di legge del consiglio regionale della regione Campania che vuole l'abolizione del numero chiuso. Ma cosa ne pensano i diretti interessati?
Clara e Alessia, entrambe diciannovenni, hanno appena saputo di essere state ammesse alla facoltà di Medicina dell'università Federico II di Napoli, raccontano a Fanpage.it le loro impressioni e quello che hanno provato durante il periodo di preparazione ai quiz che si sono svolti quest'anno.
C'è voluto tanto tempo, ho seguito un corso di 12 ore settimanali, 3 volte a settimana, ma lo rifarei perché ne vale la pena. In primis per come ti preparano.
Ho fatto tanti sacrifici quest'anno, tra maturità e corso, per riuscire ad essere ammessa.
Spesso non uscivo di casa per studiare, ma lo rifarei perché almeno in questo caso la meritocrazia funziona
Dice Clara, che sulla vicenda si è fatta un'idea ben precisa: «Non credo ci siano raccomandazioni, credo si impossibile riuscire ad imbrogliare un sistema del genere». Lei ha avuto la possibilità di seguire un corso che l'aiutasse ad entrare nella logica dei quiz, ma è convinta del fatto che :«anche con lo studio autonomo si può riuscire, basta prendere il giusto libro di testo. Sì, anche quelli non sono così economici, per esempio il mio libro di biologia costava 80 euro e l'ho comprato con il bonus cultura per i diciottenni».
E alla domanda sullo stato emotivo durante questo periodo risponde, senza indugio:
Non ho avuto cedimenti, ma sono stata molto stressata perché dormivo poco. Mi svegliavo alle 6 per andare a scuola e tornavo a casa alle 8 di sera dopo il corso e spesso mi rimettevo a studiare. Molto è dipeso dai periodi in cui mi era richiesto uno sforzo in più, perché oltre che al corso, avevo interrogazioni e compiti a scuola.
È stato difficile far combaciare entrambi gli impegni, ecco… in alcuni periodi. L'unica cosa che devo ammettere è che ad un certo punto ti senti solo nell'affrontare questo percorso. Per quanto si possa studiare con amici, alla fine sei tu che studi per te e per il tuo posto. Non c'è nessun'altra che possa aiutarti, con cui possa confrontarti. Sei tu che combatti per il tuo posto, tu e le tue conoscenze.
Diversamente lo ha affrontato l'altra futuro medico napoletano, Alessia. Racconta:
Ho iniziato a prepararmi al quarto anno facendo corsi diversi. Un periodo ho cercato di prepararmi da sola, poi ho sentito la necessità di riprendere con il corso perché avevo bisogno di una preparazione specifica per i test, completamente diversa da quella che possano darti a scuola.
Non so se sia qualcosa che possano affrontare persone in una condizione economica non stabile, perché bisogna investire tanto, non solo in termini economici ma anche in termini di tempo e di impegno. L'ultimo corso che ho fatto uscivo da scuola alle sette e mezza di sera.
A volte non è nemmeno necessario perché se hai un buon metodo di studio, un grande supporto anche da parte della scuola non è impossibile. Personalmente l'ho vista un pò difficile, perché siamo stati in 80mila a provarci e ho sentito un pò la competizione. Pensi "chissà quante persone c'erano e quanti hanno seguito corsi di preparazione" e allora scegli di farlo per non soffrire la competizione.
I corsi non ti preparano solo agli argomenti, ma alla logica dei test e questo può fare la differenza.
La giovane racconta ancora a Fanpage.it di essere stata fin dall'inizio consapevole che non sarebbe stato semplice:
Sapevo già da prima che iniziassi che sarebbe stato difficile da affrontare. Si sa che è abbastanza difficile quanto impegnativo e stressante.
Pensa che lo scorso settembre abbiamo saputo che i test ci sarebbero stati ad aprile e a luglio. Pensavamo di avere un anno intero per prepararci, ci siamo visti anticipare il primo dopo qualche mese.
È stata una corsa contro il tempo e il pensiero di essere così tanti a provarlo, può un attimo fregarti. Sei lì che pensi che sicuramente ci sarà quello più bravo di te, più preparato di te, anche se dai il massimo ti senti sempre impreparato. Emotivamente è stata una bella sfida.
Il primo anno dei nuovi test di Medicina
Le polemiche di quest'anno intorno ai nuovi TOLC-MED (è chiamata così la prova d'accesso a Medicina) si sono concentrate sul punteggio di equalizzazione: un numero che si ottiene sommando il punteggio raggiunto dal singolo candidato con il punteggio dato alla prova in base alla difficoltà (più è difficile la prova più alto sarà il punteggio). Questo, per molti, è stato considerato iniquo perché il punteggio delle prove dovrebbe essere uguale per tutti.
Alessia e Clara sui Tolc di quest'anno hanno maturato la stessa idea: «Dipende da quale test ti capita. Credo abbiano cercato di rendere le cose più eque. Essendo ogni prova diversa dall'altra può capitare che alcuni abbiano domande più facili di altre. Ma con questi punteggi si è cercato di mettere tutti sullo stesso piano e chi ne aveva uno più difficile, aveva più punti. Ora non so se è stato meglio o peggio rispetto all'anno scorso sicuramente la cosa buona è che magari si possono avere due possibilità», confida Clara.
«Sicuramente il test uguale per tutti consente una maggiore trasparenza – sostiene Alessia, in riferimento alle passate edizioni -. Nessuno sa quali saranno, accedi e lo fai. Diversamente il Tolc, essendo online, permette di farlo in più volte e le problematiche che ci sono state credo si risolveranno. Questo è stato il primo anno durante il quale hanno adottato questa nuova forma e spero che lo miglioreranno. Ogni anno c'è sempre stato qualcosa che non va, anche quando era uguale per tutti, ci sono sempre state polemiche. Io che sono sempre stata interessata e negli anni ho seguito l'argomento ho sempre trovato contestazioni dopo l'uscita delle graduatorie. Ma non ho mai pensato che chi meritasse di entrare poi non ce l'avrebbe fatta per problemi riguardanti il test in se», conclude.
Le studentesse convergono sull'abolizione del numero chiuso. Sia Alessia che Clara sono favorevoli, ma con i giusti presupposti. Per esempio Clara spiega che, solo quest'anno «Ci siamo presentati in circa 90mila persone. Anche se una percentuale potrebbero essere studenti di quarta, si può arrivare a 50/60 mila persone: ma dove le metti 60mila persone a studiare?».
Anche Alessia la pensa allo stesso modo «Pensavo che sarebbe stato più comodo immatricolarsi e iniziare direttamente a settembre. Però pensando a tutte le difficoltà che ci sono dove la trovi una collocazione per 80mila ragazzi? Al momento credo non ci siano i presupposti ma sarebbe una cosa ottima per gli studenti». Per le ragazze servirebbero nuove strutture dove far studiare gli studenti, perché un numero così grande renderebbe anche lo studio e le lezioni da seguire più complicate. «Bisognerebbe creare prima nuove strutture, più grandi, c'è bisogno di soldi, personale, c'è bisogno anche di allargare quelli che sono i posti ai successivi corsi di specializzazione – continua Clara – dove entrare è ancora più complicato. Quindi se tu oggi fai iscrivere 60mila persone, tra 6 anni che cosa li metti a fare? Facciamo 60 mila disoccupati?»
A parlare ora è Valeria, un'altra studentessa 19enne che è in attesa dello scorrimento. Anche lei ha iniziato a prepararsi fin dal quarto anno di liceo, due corsi e due anni dopo, è in attesa che si liberi un posto tra le destinazioni che ha scelto, per procedere all'immatricolazione. «È stato molto difficile conciliare tutte le cose tra corso, scuola e vita sociale. È stato abbastanza pesante». Per Valeria la formula dei Tolc di quest'anno non ha funzionato «La prova del 2022 uguale per tutti, era molto più equa e credo anche molto più facile rispetto a questo. Perché? In primis ci sono domande diverse per tutti e non è equo e poi lo hanno messo in due sessioni: aprile e luglio. A cavallo della maturità, è stato un dramma».
Questo per Valeria è stato un periodo di «ansia e angoscia perché non era sicuro il risultato dell'esito finale. Spesso mi chiedevo se ne valesse la pena fare tutti questi sacrifici a 17/18 anni, avrei potuto pure mollare la presa e fare tutto quello che fanno i miei coetanei a quest'età», confida col senno di poi. «Ma ritengo sia meglio vivere di delusioni o di ducessi, piuttosto che di rimpianti e quindi ho continuato perché so che è quello che voglio fare. È stato questo a motivarmi». Valeria ad oggi è a favore all'abolizione del numero chiuso, la ritiene «una cosa positiva, perché non deve essere un esame a decidere se, un ragazzo o una ragazza, possa diventare o meno un medico. Credo che sia il frequentare la facoltà, dare gli esami, riuscire ad affrontare quella mole di studio a fare la differenza e a far capire chi è portato».