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Campi Flegrei

Terremoti ai Campi Flegrei, dopo Doglioni, parla De Natale. Il vulcanologo Ingv fornisce altri elementi sul rischio eruzione

Il vulcanologo e ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano, Giuseppe De Natale, interviene dopo le dichiarazioni del presidente dell’Ingv Carlo Doglioni.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Mappa Ingv
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«Un'eruzione della taglia di Monte Nuovo (parliamo dell'evento avvenuto nel lontano 1538), replicata oggi in un'area così estremamente popolata, rappresenterebbe un problema molto grosso, specialmente se avvenisse nella parte orientale della caldera (lato Napoli)». Ne è convinto il vulcanologo Giuseppe De Natale, ricercatore dell'Osservatorio Vesuviano Ingv, che oggi – 29 settembre 2023 – è intervenuto con un post sul suo profilo Facebook per chiarire alcuni aspetti dell'attuale situazione dei terremoti ai Campi Flegrei.

De Natale interviene all'indomani dell'audizione di Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati a Roma, avvenuta giovedì 28 settembre 2023.

La polemica: "Circolate notizie e numeri fuorvianti"

«Poiché oggi, tra video dei canali nazionali e media importanti, sono circolate notizie e numeri un po' fuorvianti – scrive De Natale nel post su Facebook – provo a mettere un po' d'ordine sulle informazioni vulcanologiche di base relative alla caldera flegrea»:

  1.  un volume di 0.1 km3 è 5 volte il volume dell'eruzione di Monte Nuovo (0.02 km3);
  2.  i Campi Flegrei praticamente non hanno quasi mai conosciuto eruzioni effusive (Monte Olibano è uno dei rarissimi casi);
  3.  il volume dell'Ignimbrite Campana fu di 250 km3. Quello del Tufo Giallo Napoletano, che ricopre tutta la provincia di Napoli, fu di 40 km3. Non risultano eruzioni con volumi eruttati maggiori di 250 km3, non solo nell'area Napoletana, ma in tutta Europa ed area Mediterranea;
  4. la profondità della camera magmatica principale dei Campi Flegrei, determinata con notevole precisione dalla tomografia sismica attiva nel Golfo di Pozzuoli nei primi anni 2000, è di 7.5-8 km. Negli anni '80, ci fu quasi certamente un'intrusione magmatica, in forma di sill, a circa 3 km di profondità: tale profondità probabilmente rappresenta un valore tipico di accumulo per le intrusioni magmatiche che non riescono a raggiungere la superficie. Non risulta peraltro alcuna evidenza di camere magmatiche localizzate tra 4 e 7 km;
  5. anche un'eruzione della taglia di Monte Nuovo, replicata oggi in un'area così estremamente popolata, rappresenterebbe un problema molto grosso, specialmente se avvenisse nella parte orientale della caldera (lato Napoli).
Il vulcanologo Giuseppe De Natale
Il vulcanologo Giuseppe De Natale

De Natale: "Non c'è alcuna intrusione magmatica"

A chi gli chiede perché parli "di un volume di 0.1 km cubici di magma?" De Natale replica:

Perché diversi media ieri hanno riportato dichiarazioni per cui ci sarebbe una ‘piccola intrusione magmatica' (intendendo pressoché trascurabile) di quel volume. Secondo me non c'è alcuna intrusione magmatica attualmente, ma se ci fosse un'intrusione di 0.1 km3 sarebbe tutt'altro che trascurabile.

Mentre alla domanda di un utente sulla possibilità di «individuare nel caso la zona dove vi è maggiore probabilità di un'eventuale eruzione?» risponde:

Sicuramente non con certezza. Le zone più probabili sono quelle maggiormente fratturate, quindi quelle che definiscono i bordi della sismicità, dove si addensano più terremoti.

Quindi, in base a tali criteri si potrebbe pensare che la zona di Solfatara-Agnano abbia una probabilità maggiore. Ci sono anche alcune pubblicazioni scientifiche che indicano più o meno quell'area però basate su considerazioni diverse (la frequenza di eruzioni recenti), a mio parere non corrette.

Cosa aveva detto il Capo Ingv Carlo Doglioni

Sull'interpretazione dei dati relativi al bradisismo dei Campi Flegrei e sui possibili scenari dell'evoluzione futura, insomma, i parere degli esperti non sono univoci, come è normale in una comunità scientifica che si confronta continuamente anche sulla base degli studi più recenti.

Ma cosa ha detto ieri il capo dell'Ingv, Carlo Doglioni, alla Camera dei Deputati, commissione Ambiente?

Al momento lo scenario più critico che potremmo immaginare sulla dimensione dei volumi, ma è una opinione personale e non necessariamente di tutto l'istituto, è che la peggiore situazione potrebbe avere una eruzione come quella del Monte Nuovo, di piccoli volumi ma comporterebbe un disagio sociale estremamente elevato.

L'alternativa è che la crisi bradisismica si fermi come nell'84-85 e si possa tornare ad avere situazione normale per alcuni decenni.

Ma è impensabile che i flegrei si spengano e il vulcano si disattivi. Questo è un dato di fatto, purtroppo". Il Monte Nuovo è stata una piccola eruzione di dimensioni inferiori al km cubo.

Quello che si sta accumulando sotto i Campi Flegrei attualmente è inferiore al decimo di km cubo. Potrebbe generare un piccolo vulcanello effusivo.

Mentre sui tempi e le previsioni il presidente Ingv Doglioni si è dimostrato molto cauto:

Il punto critico non lo conosciamo in questo momento. Quali sono i possibili scenari? O come nel 1982-84 la crisi bradisismica continua per un po', poi comincia a fermarsi.

Oppure in una situazione più drammatica potrebbe portare non solo a un aumento di sismicità, ma anche a una eruzione o una eruzione fratomagmatica.

Speriamo che gli strumenti che abbiamo ci diano delle informazioni le più precoci possibili.

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