Terra dei fuochi, analisi dello studio ISS su rifiuti e tumori. Perché è importante ma non definitivo
Lo studio ultimato dal gruppo di lavoro indipendente dell'Istituto Superiore di Sanità, commissionato nel 2016 dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, doveva rispondere ad un quesito specifico: costruire una mappa dei siti di smaltimento di rifiuti che possono aver avuto un impatto sulla salute delle persone che vi risiedono. Il lungo studio, durato complessivamente 4 anni, ha analizzato il territorio in maniera profonda, consegnando un rapporto di 67 pagine alla cui conclusione gli studiosi evidenziano che è possibile che vi sia un nesso causale e/o non causale tra la presenza di siti inquinati e l'aumento delle patologie nella popolazione che vi risiede.
Una affermazione che arriva in un momento storico in cui, da alcune istituzioni all'opinione pubblica più complessiva, il dramma della terra dei fuochi sembra essere passato in secondo piano, o addirittura come affermato da alcuni illustri esponenti istituzionali, un problema ormai risolto.
I comuni oggetto dello studio Terra dei Fuochi
Lo studio ha preso in esame un'area di 426 chilometri quadrati divisa su 38 comuni, che equivale al territorio di competenza della Procura di Napoli Nord. Di questi 38 comuni, 19 sono in provincia di Napoli e 19 in provincia di Caserta: Afragola, Arzano, Aversa, Caivano, Calvizzano, Cardito, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casandrino, Casapesenna, Casavatore, Casoria, Cesa, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Frignano, Giugliano, Gricignano d'Aversa, Grumo Nevano, Lusciano, Marano, Mugnano, Melito, Orta di Atella, Parete, Qualiano, San Cipriano, San Marcellino, Sant'Antimo, Sant'Arpino, Succivo, Teverola, Trentola Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno, Villaricca. Di questi Comuni 34 rientrano nel perimetro della "Terra dei Fuochi" istituito dalla legge del 2014, mentre 24 rientrano nel Sito di interesse nazionale domitio-flegreo. Sono stati presi in considerazione 2.767 siti di rifiuti controllati o non controllati, tra questi anche quelli soggetti ai roghi. Si è calcolato che sui 354 mila abitanti della zona presa in esame, il 37% vive entro 100 metri da uno dei siti inquinati.
L'indice di rischio rifiuti comunale (IRC)
I 2767 siti sono stati identificati attraverso i dati forniti dall'Arpac Campania, Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, Protezione Civile, il gruppo interministeriale "Terra dei Fuochi" ed il Progetto Centro di Controllo Malattie (CCM). Tutti i siti sono stati classificati in base alla tipologia di rifiuto sversato, in base alla pericolosità per la salute ed in base alla caratteristica del sito (rogo, discarica abusiva, sito di stoccaggio di rifiuti, ecc. ecc.). Ad ogni sito è stato dato un codice alfanumerico da 1 a 6 per la tipologia di sito e da A a D per la sua pericolosità. La categoria più pericolosa è la 5A, si tratta di incendi di cumuli rifiuti, roghi di plastiche e pneumatici e incendio di ecoballe. Il solo comune di Giugliano in Campania ha registrato la presenza di 628 siti pericolosi sull'intero campione di 2767, di questi quelli di categoria 5A sono ben 178.
Seguono i Comuni di Caivano con 85 siti tra incendi di cumuli di rifiuti, roghi di plastiche e pneumatici e incendio di ecoballe, su 282 siti pericolosi totali, poi Afragola con 88 siti di classe 5A su 228 totali. Gravosa anche la situazione del Comune di Villa Literno, che pur non avendo nessun sito di classe 5A conta ben 172 siti pericolosi sul suo territorio. La somma dei siti di questi soli 4 comuni, Giugliano, Caivano, Afragola e Villa Literno rappresenta circa la metà dell'intero campione censito. Da questa analisi, contando la vicinanza alle abitazioni, l'estensione del territorio e la pericolosità dei siti si è valutato un indice di rischio rifiuti comunale (IRC) che va da 1 a 4. Al livello più alto ci sono i Comuni di Giugliano e Caivano con IRC 4, seguiti ad IRC 3 dai Comuni di Cardito, Casoria, Melito, Mugnano e Villaricca. Nelle zone con IRC 3 e 4 si sono stati registrati eccessi di patologie legati al tumore alla mammella, asma, malformazioni neonatali, leucemie. Tra le sostanze pericolose contaminanti generate dalla presenza dei 2767 siti gli studiosi hanno individuato i metalli, gli idrocarburi, gli IPA idrocarburi policiclici aromatici, diossine e furani, PCB policlorobifenili e il tetracloroetilene.
L'indice comunale di esiti sanitari (IES)
Per misurare l'impatto dei siti di rifiuti pericolosi sui residenti sono state prese in esame le schede di dismissione ospedaliera, le diagnosi ospedaliere, i dati del registro tumori di Napoli e Caserta, i dati dell'AIRTUM (associazione italiane registro tumori) e gli indici statistici. Le patologie prese in esame sono state i tumori al fegato, alla vescica, alla mammella, al testicolo, il linfoma di Hodgkin, l'asma, le malformazioni neonatali e la nascita di neonati prematuri. Il valore di riferimento a cui sono stati comparati i dati sanitari dei 38 comuni sono gli indicatori regionali. Come spiegano gli studiosi non sono stati presi in esame le condizioni socio economiche della popolazione residente, perché considerata omogenea rispetto all'area interessata e gli stili di vita: "il territorio indagato può ritenersi abbastanza omogeneo, in termini di accesso alle cure e di stato socio-economico delle popolazioni, per cui si può ragionevolmente ritenere che i risultati delle analisi di regressione per classi di comuni di IRC, condotte all’interno dell’area in studio, siano al netto di questi fattori" si legge nello studio.
Il calcolo dell'indice comunale di esiti sanitari (IES) misura gli eccessi di casi di particolari patologie legate all'esposizione ad agenti inquinanti sui 38 comuni analizzati rispetto alla media regionale. L'indice IES è stato misurato su una scala da A a D, dove A, che è il valore minimo, rappresenta comunque un eccesso di patologie rispetto alla media regionale. Al livello più pericoloso dell'indice IES, il D, sono risultati i Comuni di Giugliano con IES 58, Afragola con IES 48, Mugnano con IES 45 e Casoria con IES 41. I ricercatori precisano che per i Comuni della provincia di Caserta ci si è potuti basare solo sui dati sanitari dal 2010 al 2012, non essendo disponibili ulteriori dati certificati da poter prendere in considerazione.
Il dramma della terra dei fuochi resta aperto: "Il nesso è possibile"
"E' possibile" così concludono i ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità. E' possibile che vi sia un nesso causale e/o non causale tra esposizione ai siti pericolosi di rifiuti e l'aumento di alcune patologie tumorali. Gli studiosi parlano della necessità di specificare che il manifestarsi di alcune patologie ha un'origine multifattoriale, ma al tempo stesso definiscono la causa ambientale come uno dei fattori per l'insorgere delle malattie. Lo studio raccomanda alle istituzioni alcune misure urgenti: innanzitutto la bonifica dei siti inquinati, ferma ormai da decenni in Campania dove non si sono registrati passi significativi rispetto al quadro complessivo, se non singole opere su singoli territori che non modificano lo scenario di rischio complessivo.
Ma anche e soprattutto, scrive il gruppo di ricerca, fermare il traffico illecito di rifiuti ed i roghi pericolosi. Una piaga che nonostante impegni e promesse della politica a tutti i livelli continua ad affliggere la Campania. Lo studio raccomanda una ulteriore analisi epidemiologica sui territori interessati dallo studio che necessitano, si legge nel rapporto, di un potenziamento del servizio sanitario. Se le situazione del Comune di Giugliano, prima nell'indice IRC e prima nell'indice IES è sicuramente molto pesante, a poco servono le classifiche sui Comuni più martoriati. L'intero studio infatti, precisa che sia nel calcolo dell'indice di rischio rifiuti che nel calcolo dell'indice di esiti sanitari in eccesso, nessuno dei 38 comuni risulta immune al preoccupante fenomeno.