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Covid 19

Viaggio nella terapia intensiva del Cotugno di Napoli: “Non dobbiamo ricadere nella quarta ondata”

Viaggio nella terapia intensiva dell’ospedale Cotugno di Napoli, oggi Covid free. Mentre nel resto dell’ospedale si continuano a ricoverare pazienti affetti da coronavirus, nel reparto guidato dal medico Fiorentino Fraganza trovano posto quei pazienti che hanno dovuto attendere, anche se le loro patologie non sono meno gravi di Sars-CoV2.
A cura di Gaia Martignetti
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I pazienti che troviamo davanti ai nostri occhi sono intubati, qualcuno è sveglio, pronto per una broncoscopia. Un'immagine che abbiamo imparato a conoscere e a rendere familiare. Ma che questa volta è totalmente diversa, perché il corridoio della terapia intensiva del Cotugno che percorriamo è Covid free. Significa che l'ultimo paziente, diversi giorni fa, è stato dimesso e ora l'ospedale può accogliere anche tutte quelle persone che hanno avuto difficoltà ad accedere al servizio sanitario.

Ma le cui patologie non sono meno gravi. Questo però non significa che si può abbassare la guardia, ne è convinta Rita Anfora, uno dei medici del Cotugno che ha lottato contro la pandemia. «Il rischio è veramente che abbassando la guardia in questo momento si ritorni a momenti difficili che abbiamo vissuto». Il rischio, ma anche la paura più grande ha un nome: quarta ondata.

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Proprio per questo nella terapia intensiva del Dottor Fiorentino Fraganza, non si smette mai di lavorare. Mentre negli altri reparti dell'ospedale si curano pazienti affetti da coronavirus, qui si assistono polmoniti non da Covid, encefaliti e altre malattie. Quando chiediamo al Dottor Massimiliano Barberio dell'ultimo paziente dimesso sorride, ricordando un momento in cui questa guerra sembrava finita, anche se ancora non lo è.

«Un successo» lo definisce, che però è figlio di un anno difficile, terribile. In cui troppi hanno perso la vita. Tra queste persone c'era anche un'infermiere, che ha lavorato fianco a fianco con i suoi colleghi fino a quando non si è dovuto arrendere anche lui al virus. «Uno dei pazienti che ci ha colpito di più è il marito della nostra caposala. E poi quando ci lasciava un paziente giovane». Ora che quei momenti sembrano lontani, ma non per questo dimenticati, l'appello che arriva da questa terapia intensiva è semplice. Non dimenticare che quei letti, oggi Covid free, lo sono anche se tutti rispettano le regole. Se tutti, nessuno escluso, protegge se stesso per prendersi cura degli altri.

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