Telefoni ai detenuti, 800 euro per un cellulare da 120: il business dietro le sbarre
Per un telefono da circa 120 euro un detenuto doveva pagarne ben 800, oltre sei volte il normale prezzo di mercato: numeri che danno la misura di come funzioni il business dei cellulari dietro le sbarre e che emergono dall'ordinanza eseguita dai carabinieri oggi nei confronti di 14 indagati, ritenuti responsabili di avere introdotto nel carcere di Carinola, in provincia di Caserta, anche della droga, usando come nascondigli spesso salumi e formaggi.
Cellulari e droga nascosti in droga e formaggi a Carinola
Gli arresti sono scattati questa mattina, 15 febbraio, eseguiti dai carabinieri della sezione operativa della Compagnia di Capua in esecuzione della misura della custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura sammaritana. I 14 destinatari sono indiziati, a vario titolo, di detenzione e spaccio di stupefacenti e di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione; ovvero, hanno accertato gli investigatori, avevano a disposizione telefoni cellulari, caricabatterie e naturalmente relative schede sim, con le quali potevano continuare a comunicare con l'esterno.
Droga e cellulari, specifica la Procura in una nota, arrivavano anche tramite detenuti lavoratori ed un educatore e venivano consegnati ai detenuti usando come nascondiglio confezioni sottovuoto di salumi e formaggi.
Il cellulare da 120 euro pagato 800
L'episodio del cellulare viene riportato nell'ordinanza, che Fanpage.it ha potuto consultare, e risale all'ottobre 2021. Si tratta di un modello di smartphone lanciato sul mercato nel 2015, di fascia bassa; la versione del 2019 costava circa 120 euro al momento del lancio. Nonostante questo, hanno ricostruito gli inquirenti, quattro degli indagati lo avevano offerto ad un quinto, detenuto, accordandosi per 800 euro, da pagare in due rate da 400 euro con bonifico bancario.
Il telefono, però, non era mai arrivato a destinazione: la Polizia Penitenziaria, durante un controllo a detenuti e lavoranti, aveva trovato l'involucro con dentro il cellulare e, addosso ad un detenuto, il "pizzino" su cui era stato annotato il codice iban per il versamento.
Ai vertici il giovane che ha ucciso lo zio a Fuorigrotta
Le indagini sono partite nel gennaio 2021, quando la Penitenziaria ha intercettato un pacco che conteneva cento grammi circa di hashish e 5 schede telefoniche. Era destinato a un detenuto, ritenuto ai vertici del gruppo e indagato in questa inchiesta insieme alla madre; il giovane, successivamente scarcerato, è di recente tornato dietro le sbarre: è accusato di avere ucciso lo zio a Fuorigrotta, nel rione Loggetta, con 90 coltellate il 19 novembre 2023.