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Tecnologia “da servizi segreti israeliani” a difesa della base del riciclaggio in Campania

Sequestrati immobili tra Ercolano, Portici, Como e nel Baltico tra Vilnius e Riga. Quasi 2,6 miliardi di euro “riciclati”, con una protezione tecnologica “da servizi segreti israeliani”. La banda di professionisti sgominata dalla Guardia di Finanza di Napoli.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Una banda di professionisti della truffa, in grado di riciclare denaro per oltre 2,6 miliardi di euro, la cui base operativa era difesa da "tecnologia all'avanguardia, da servizi segreti israeliani". Una enorme operazione condotta dalla Guardia di Finanza nei confronti di otto persone, tutte accusate a vario titolo di fare parte di questa centrale internazionale del riciclaggio: per 4 di loro è scattata la misura cautelare in carcere, per altri due gli arresti domiciliari ed altre due persone sono invece state sottoposte all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

"Usavano tecnologia all'avanguardia, da servizi segreti israeliani"

Non usa mezzi termini il procuratore Nicola Gratteri nella conferenza stampa di questa mattina, definendo "tecnologia da servizi segreti, quella israeliana, tra le più sofisticate al mondo, per difendere la loro rete informatica". Come spiegato a Fanpage.it dal tenente colonnello Giuseppe Evangelista, in forza alla Guardia di Finanza napoletana, "in sede di perquisizione, abbiamo trovato diverse apparecchiature all'avanguardia, che servivano sia per schermare le comunicazioni, sia per individuare cimici o microspie. Si andava dalla Gabbia di Faraday ai cavi telescopici e altri strumenti per la bonifica di edifici o locali". Una rete, insomma, ben protetta ma che non è bastato a sfuggire alle indagini della Finanza.

I sequestri tra Ercolano e i paesi Baltici

C'è di tutto tra i beni sequestrati dalla Guardia di Finanza: da una villa ad Ercolano con piscina e campo da calcio, assieme ad un immobile a Portici ed uno a Como, arrivando anche ad uno yacht, a quattro appartamenti a Riga (tra cui due di lusso), fino a 15 immobili a Vilnius, tra cui due appartamenti di lusso in pieno centro storico, due alberghi e un bar-ristorante, tutti siti nel capoluogo lituano. Beni per un valore di 25 milioni di euro, e frutto secondo le indagini di un riciclaggio di denaro pari a circa 2,6 miliardi di euro, con almeno seimila clienti (italiani ma non solo), che ora rischiano a loro volta e sui quali sono in corso accertamenti. Le accuse nei confronti degli otto indagati, sono a vario titolo, di associazione per delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio, ricettazione, intestazione fittizia di beni, bancarotta per distrazione, omessa dichiarazione dei redditi, nonché detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature e altri mezzi atti a intercettare o interrompere comunicazioni informatiche o telematiche.

Come funzionava la centrale di riciclaggio

Come spiegato anche dal tenente colonnello della Guardia di Finanza Giuseppe Evangelista a Fanpage.it, il gruppo si avvaleva di un istituto di moneta elettronica lituano regolarmente censito dall'autorità bancaria locale, ma con una sede "occulta" in Campania, nel territorio tra Portici ed Ercolano. Attraverso questo "sportello locale", venivano forniti ai clienti varie modalità di riciclaggio, dalle società fittizie intestate a soggetti “prestanome”, ai conti correnti gestibili interamente online attraverso un’applicazione scaricabile dai principali app store, carte di pagamento anonime e perfino servizi di raccolta, custodia e trasporto di denaro contante.

"Indagine impossibile se fosse stato in vigore il ddl intercettazioni"

"Questa indagine particolarmente sofisticata", ha spiegato il procuratore Nicola Gratteri in conferenza stampa quest'oggi, "non l'avremmo potuta fare se fosse stato in vigore il disegno di legge in discussione in questi giorni". Il riferimento è al disegno di legge Nordio sulle intercettazioni. Secondo Gratteri, infatti, è stata fondamentale ai fini delle indagini "la possibilità di sequestrare i telefoni e le reti utilizzate per gestire i rapporti", e che se la possibilità dei sequestri fosse stata appannaggio dei giudici e non degli inquirenti "questa indagine non si sarebbe potuta fare". Gratteri ha poi evidenziato l'importanza di conferenze stampa e di comunicazione con stampa e cittadini, affinché "ognuno possa fare scelte di campo, deve sapere cosa accade sul proprio territorio, per valutare le capacità della magistratura e delle forze dell'ordine e poter scegliere così di fidarsi e denunciare".

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