Sulle banconote da 50 euro contraffatte gli appunti dei falsari: “Benino, aumentare rosso”
Per arrivare a riprodurre al meglio le banconote da 50 euro c'era bisogno di trovare la giusta quantità di colore. E così si andava per tentativi: si stampava e poi si facevano gli aggiustamenti. Impossibile non pensare all'iconica scena della "Banda degli onesti", quando Totò, Peppino De Filippo e Giacomo Furia discutono dei colori da utilizzare, ma in questo caso di sgangherato c'era ben poco: la zecca clandestina scoperta dalla Guardia di Finanza a Ponticelli, Napoli Est, aveva a disposizione macchinari sofisticati e in pochi mesi aveva sfornato montagne di banconote da 50 euro che gli inquirenti definiscono di pregiata fattura, sicuramente difficili da distinguere da quelle vere.
Gli appunti dei falsari: "Aumentare rosso"
Proprio su alcune delle banconote rinvenute c'erano, segnate a penna, sotto il commento "benino", alcune annotazioni per migliorare la qualità: "Aumentare rosso", "Giallo caldo", "Non tirare due volte ma una sola (gialla)". Con tutta probabilità erano le indicazioni che il "Giuseppe Lo Turco" di questa storia, un tipografo 70enne con numerosi precedenti penali, impartiva ai "Cardone" di turno, due falsari che, da quando il capannone era entrato in piena attività, non lo lasciavano mai in modo da non rallentare la produzione. La capacità è testimoniata dall'entità del sequestro: quasi un milione di banconote da 50 euro false, per un valore nominale di 48 milioni di euro.
A provvedere alle loro necessità c'era un altro complice, che era in contatto sia col tipografo sia con due autotrasportatori che fornivano supporto logistico. Complessivamente il fermo è scattato per sette persone, accusate di associazione per delinquere e di contraffazione e spendita di monete contraffatte. Per gli inquirenti la zecca clandestina riforniva anche il "Napoli Group", la banda smantellata dai carabinieri agli inizi di aprile, quella delle banconote false indicate come "Maradona" e "Pelè" a seconda della qualità.
La Procura: "Banconote pressoché identiche alle genuine"
Le attrezzature, poi, altro che cliché e carta filigranata recuperati da un "Antonio Buonocore": oltre ai macchinari industriali c'erano computer, vernici, solventi, rotoli argentati per la striscia olografica e un tavolo luminoso per controllare le banconote.
"La metodologia di produzione – si legge in una nota della Procura di Napoli Nord, a firma del procuratore Maria Antonietta Troncone – è particolarmente insidiosa per la pubblica fede perché, a differenza della stampa digitale, implica il coinvolgimento di figure professionali altamente specializzate, l'investimento di ingenti capitali e la costituzione di una vera e propria "organizzazione d'impresa" in grado di garantire la produzione su vasta scala di banconote pressoché identiche a quelle genuine".
Complessivamente la Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della Procura di Napoli Nord, negli ultimi cinque anni ha sequestrato 5 stamperie, arrestato in flagranza di reato 16 persone e recuperato 100 milioni di euro falsi.