Suicida a 11 anni, il ministro Boccia: “Educazione digitale a scuola contro chi istiga alla morte”
“Tolleranza zero e pene esemplari per chi istiga al suicidio e nelle scuole educazione digitale per gli studenti”. Ad invocare pene severe contro i challenge online che fanno vittime spesso tra ragazzi e giovanissimi è il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia. “La tragedia del piccolo di 11 anni che si è tolto la vita, a Napoli – scrive sul suo profilo social, il rappresentante del Governo – lanciandosi dal balcone di casa, perché istigato al suicidio da un assurdo gioco social impone a tutti un’immediata riflessione. Chi lo ha portato a compiere un gesto così estremo?”.
Il ministro Boccia: “Educazione digitale nelle scuole”
La morte del bimbo di 11 anni a Napoli, nella zona di Chiaia e Posillipo, forse irretito in un folle gioco online, ha choccato la comunità. “Lo Stato, tutto, nella sua interezza – afferma il ministro Francesco Boccia – non può restare a guardare. Servono sanzioni e pene esemplari per tutti coloro che istigano i bambini a giochi di qualsiasi tipo, a maggior ragione a giochi della morte. Oggi, nella società digitale è necessario che a scuola l’educazione civica sia affiancata dall’educazione digitale, che insegni ai bambini fin da piccoli a comprendere e utilizzare il web senza farsi trascinare in trappole che possono rivelarsi fatali”. “Cosa c’è dietro quei messaggi, quei tentativi di approccio sul web – si chiede Boccia – che troppo spesso fanno diventare bimbi e adolescenti vittime di una realtà virtuale fuori controllo? Le risposte a queste domande spettano alla magistratura ma quello che deve farci riflettere è che quel bambino è il figlio di tutti noi”.
“Viviamo – conclude – in un mondo dove ognuno di noi rischia di avere due vite distinte: una reale e l'altra digitale; e i bimbi vanno protetti al massimo. Lo Stato ha il dovere di garantire la sicurezza di ciascuno, pattugliando le strade reali e quelle digitali affinché tutto ciò non accada mai più. È intollerabile che un bambino abbia perso la vita a causa di una realtà digitale che si è impossessato della sua vita”.