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Su TikTok fra lusso, trash e tatuaggi, accusati di spacciare droga per il clan: arrestati marito e moglie

In manette Loredana Belluno, star di TikTok, e Luigi Sorrentino; nella loro abitazione di Soccavo decine di dosi di cocaina.
A cura di Nico Falco
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Mobili bianchi, simboli di Versace sparsi, bagni con marmi neri. In questo regno del kitsch nel quartiere Soccavo, periferia Ovest di Napoli, si svolgeva la vita social di Loredana Belluno, con video pubblicati a cadenza quotidiana, tra scenette e balletti, nei quali spesso compariva anche il marito, Luigi Sorrentino. Dietro questa ostentazione del lusso, nella quale non potevano mancare gioielli e catene d'oro, per gli investigatori si nascondeva però altro: la figura da tiktoker da quasi 200mila follower si è scontrata con la visita a sorpresa dei carabinieri, che in quella casa stamattina hanno trovato decine di dosi di cocaina.

Arrestati marito e moglie tiktoker

Conclusione inevitabile: manette per entrambi, lui con destinazione carcere, lei ai domiciliari. Nell'appartamento rinvenuti anche diversi orologi di pregio e 20mila euro in contanti. Per i due, già noti alle forze dell'ordine, l'accusa è di detenzione di droga a fini di spaccio, aggravato dalle condizioni previste dall'articolo 416 bis comma 1 del Codice Penale: in altre parole, l'attività di spaccio sarebbe collegata a un clan di camorra e lo favorirebbe. I due sono stati arrestati durante l'esecuzione di un'altra ordinanza, che ha riguardato 4 persone, ritenute affiliate al clan Troncone e accusate di avere estorto il pizzo a un ambulante e averlo obbligato a vendere sigarette di contrabbando.

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Il lusso ostentato sui social

Il profilo aveva un nome di coppia, "Loredana_Luigi", ma dei due quella più attiva sul social cinese era Loredana Belluno, che di TikTok aveva fatto praticamente una finestra sulla propria vita: gli incontri con le amiche, i balletti con la figlia, i video mentre porta il cane dal veterinario. Protagonista assoluto lo sfarzo, dai mobili con gli stemmi che richiamano Versace e le stanze arredate con statue e colonne. Una strategia che aveva dato i suoi frutti: 200mila follower quasi e oltre 3 milioni di "mi piace", che si traducevano, a quanto pare, anche in richieste di collaborazione, come si evince dalla scritta nel profilo che invita a contattare privatamente.

Assenti, almeno su TikTok, i riferimenti alla malavita. Al contrario di quanto, invece, accadeva su Facebook, dove fioccano i post tipici di determinati contesti: "la cella non è dura se la vivi senza paura", "la nostra cultura tacere in Questura, chi nasce sbirro muore infame" e l'immancabile foto del superboss Raffaele Cutolo, con la scritta: "a tutti gli infami, io mangio, bevo e me ne fotto".

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