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Le notizie sugli stupri al parco verde di Caivano

Cuginette del Parco Verde stuprate, i video delle violenze. Il gip: “Trattate come se fossero cose

Gli inquirenti hanno recuperato due video degli stupri delle due cuginette del Parco Verde di Caivano, erano sui telefonini di alcuni degli indagati.
A cura di Nico Falco
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Agli atti nell'inchiesta sullo stupro alle due cuginette di 12 e 10 anni del Parco Verde di Caivano ci sono anche due video, ritrovati sui cellulari degli indagati. Elementi che si sono rivelati fondamentali non solo per ricostruire gli episodi, ma anche per capirne i contorni: da quelle immagini, sottolineano i giudici, emerge «la crudezza con cui venivano trattate dal branco le due vittime, minacciate e trattate alla mercè di cose».

Nelle ordinanze, che Fanpage.it ha potuto visionare, viene menzionato in particolare un video delle violenze, trovato nei cellulari di due degli indagati: si vede uno degli indagati, 16 anni, durante un rapporto sessuale con la 12enne; a riprendere, ricostruiscono gli inquirenti, sarebbe stato il 19enne, da un foro del tetto della casupola dove si trovavano i due.

Il video dello stupro: "Continua o chiamo tuo padre"

Il ragazzo che riprende manda via gli altri, fa rimanere soltanto il 16enne "questa", ovvero la ragazzina. Nei paraggi c'è, però, anche un'altra persona, estranea alla vicenda, conoscente del padre della 12enne. E il ragazzo la minaccia: se lei si fosse fermata, lui avrebbe raccontato tutto a quell'uomo e quindi, di riflesso, lo avrebbe fatto sapere alla famiglia.

Lei cerca di smetterla, si lamenta, si ferma a più riprese e dice al suo aguzzino che si sta facendo male. Lui continua, assolutamente indifferente a stuprarla. Il 16enne insiste: «Vai, muoviti, forza». Interviene quello che riprende: «Chiamo tuo padre, oh!». Sono attimi orribili, descritti minuziosamente dagli inquirenti negli atti giudiziari allo scopo di mostrare quanto i violentatori fossero coscienti della violenza che stavano perpetrando, resa possibile anche dalle minacce.

Il secondo video durante la violenza di gruppo

Nel secondo video, trovato nel cellulare dell'altro indagato maggiorenne, che non avrebbe preso parte in prima persona alle violenze ma è stato indicato da entrambe le vittime: le avrebbe costrette a entrare nella casupola e sarebbe rimasto a mò di piantone. La ragazza abusata non si vede in viso ma per carnagione e colore dei capelli viene identificata come la cuginetta di 10 anni. Ed è lei stessa a confermarlo agli inquirenti. Non vuole però guardare le immagini, non ce la fa, riesce solo a sentire l'audio. E ricorda quando è successo: è uno dei rapporti sessuali imposti dal "fidanzatino", in presenza di due amici suoi e della cugina.

Anche questo video era stato diffuso: il fratello della ragazzina lo aveva visto sul cellulare di un amico. La madre della ragazzina le aveva chiesto conto, e lei aveva risposto che quelle immagini esistevano davvero, e che inizialmente era stata consenziente ma successivamente era stata costretta ad assecondare quelle richieste per paura di ritorsioni.

La ragazzina di 10 anni stuprata in videochiamata

A questi due video si aggiungono altri due, che non sono stati trovati ma di cui ha parlato la ragazzina di 10 anni. Sono quelli che uno degli indagati avrebbe girato e trasmesso in diretta in videochiamata mentre la violentava nella sua abitazione, mostrandoli agli amici che ridevano.

Stupro a Caivano, la Procuratrice Troncone: "Hanno cercato invano di ribellarsi

Maria Antonietta Troncone, Procuratrice di Napoli Nord, ha parlato della situazione in cui erano precipitate le due cuginette, che, ha sottolineato, avevano tentato di scappare, di evitare i luoghi frequentati da quei ragazzi, ma, "considerata anche la loro giovane età", non sono riuscite a sottrarsi alle violenze.

Venivano derise, offese, colpite con calci e pugni i ragazzi erano in possesso di tirapugni, e questo incuteva timore, paura. Venivano sottratti loro i cellulari, minacciando di non ridarli se non avessero consumato i rapporti sessuali. Le ragazze hanno provato a ribellarsi, ma a fronte della presenza di questi ragazzi, sicuramente più forti di loro, non ci sono riuscite

I giovani indagati, ha proseguito la Troncone, non provengono da famiglie legate alla criminalità organizzata ma "sicuramente il fatto è avvenuto in un ambiente di degrado diffuso".

Ha spiegato il procuratore della Repubblica per i Minorenni di Napoli, Maria de Luzenberger:

Per gli indagati, come per le due vittime, non ci sono arrivate mai segnalazioni. I servizi sociali sono importanti e devono avere sempre più spazio, ma occorre anche una maggiore formazione pure per gli insegnanti. Serve un controllo specifico e formato delle famiglie.

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