Strangolò la madre, per il perito era incapace di intendere ma può essere processato
Nel momento dell'omicidio, quando ha strangolato la madre, Francesco Plumitallo era incapace di intendere e di volere, ma può sostenere il processo. È quello che ha stabilito lo psichiatra Raffaele Sperandeo, nominato dal gip di Santa Maria Capua Vetere Alessandra Grammatica dopo la perizia sul 30enne, che il 14 novembre scorso uccise Patrizia Vella Lombardi nella loro abitazione di Capodrise, in provincia di Caserta; conclusione opposta a quella a cui era arrivato il perito di parte, lo psichiatra Giovanni D'Angelo, per il quale le condizioni mentali del ragazzo non lo rendevano idoneo a venire processato.
L'incidente probatorio si è svolto oggi, 7 dicembre. Plumitallo (assistito dagli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo) era stato visitato dai due specialisti in cella, dove si trova dalle ore successive all'omicidio, come reo confesso; durante la detenzione avrebbe tentato il suicidio, motivo per cui era stata disposta la sorveglianza a vista. La difesa ha annunciato che presenterà istanza di scarcerazione per chiedere il trasferimento in una Rems (residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza), dove il 30enne potrà avere assistenza sanitaria adeguata.
Quella mattina Plumitallo, che si trovava da solo in casa con la madre, chiamò la Polizia e uno zio dicendo di avere ucciso la donna, versione poi ripetuta anche al pm di Santa Maria Capua Vetere Giacomo Urbano; il ragazzo aveva detto di avere agito in uno stato confusionale dovuto alla mancata assunzione delle medicine che gli erano state prescritte dai medici del Dipartimento di Salute Mentale dell'Asl di Caserta, presso cui era in cura.