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Stracci venduti come abiti di marca, così la camorra dei Monti Lattari opprimeva i commercianti

I carabinieri hanno arrestato 6 persone, ritenute legate al clan Gentile dei Monti Lattari, nel Napoletano, per estorsione aggravata dal metodo mafioso: secondo le indagini imponevano la fornitura di capi di abbigliamento di scarsa qualità a commercianti e imprenditori, obbligandoli a pagare prezzi fuori mercato.
A cura di Nico Falco
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Erano poco più che stracci, ma venivano venduti come se fossero vestiti di marca. In un caso un imprenditore aveva fatto un ordine da mille euro, 30 magliette a circa 34 euro l'una. Forniture inutili, ma imposte: era il modo della camorra dei Monti Lattari di riscuotere il pizzo, vessando gli imprenditori con finte vendite ed eliminando quel giro di denaro contante che sarebbe stato difficile da spiegare in caso di controlli delle forze dell'ordine.

Sei persone, accusate di avere organizzato e gestito in questi termini le estorsioni per conto del clan Gentile, sono state arrestate nella notte tra Castellammare di Stabia, Pompei e Agerola, in provincia di Napoli, e San Fele, in provincia di Potenza, dai carabinieri della Compagnia di Castellammare di Stabia (Napoli), in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia locale; i sei arrestati sono ritenuti gravemente indiziati di estorsione aggravate dal metodo mafioso.

Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Castellammare di Stabia sotto la direzione Da Dda di Napoli, hanno permesso di documentare una serie di estorsioni ai danni di diversi commercianti e imprenditori dell'area dei Monti Lattari, obbligati ad acquistare gadget pubblicitari, come giubbotti e magliette, dal valore irrisorio ma a prezzi fuori mercato; le vittime erano costrette a pagare proprio per paura di ritorsioni da parte del clan Gentile, a cui gli indagati risultano vicini.

Le imposizioni di forniture avvenivano secondo lo scadenzario classico del racket: oltre agli "una tantum", c'erano anche le "rate" delle festività, sia a Natale sia a Pasqua, con acquisti imposti di polo, maglie, smanicati ed altro. Sia le quantità, sia i prezzi venivano stabiliti esclusivamente dai fornitori, senza alcun tipo di negoziazione. Due degli indagati sono stati rinchiusi nel carcere di Secondigliano, uno in quello di Melfi, la struttura più vicina al luogo dove l'uomo era già agli arresti domiciliari, e gli altri 3 sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.

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