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Emergenza lavoro

“Lavoro di notte in fabbrica e di giorno bado a mia figlia: qui la parità non esiste”

Giusy lavorerà di notte per consentirsi di badare alla figlia di giorno. Ma si può vivere così, lavorando h24, in casa e fuori?
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Giusy ha 33 anni, è della provincia di Napoli, ha passato gli ultimi quindici a lavorare. La storia che racconta a Fanpage.it, fra le decine giunte alla nostra mail, è particolare poiché paradigmatica della situazione che le giovani mamme lavoratrici vivono nel nostro Paese. Ci sono decine di rapporti statistici e centinaia di storie che raccontano il motivo per il quale l'Italia è a natalità zero.

In molti casi non ci sono alternative per le donne: o lavorano o fanno le mamme. Non ci sono aiuti  se non quelli familiari, le aziende pubbliche e private per la stragrande maggioranza dei casi non hanno welfare interno che garantisca supporto alle madri al lavoro.

Giusy racconta a Fanpage.it proprio una storia del genere. Ma prima di parlare della sua famiglia spiega quanti e quali lavori ha fatto negli anni per guadagnarsi il diritto allo studio. Questo per fugare ogni dubbio velenoso sui «giovani che non vogliono lavorare» o «non vogliono far gavetta»:

Diplomata al liceo classico decisi di intraprendere gli studi universitari. Presa questa decisione ero anche consapevole che avrei dovuto lavorare per potermi pagare gli studi e non essere ancora dipendente dalle tasche di mia madre,  unica figura genitoriale nella mia vita.

Cominciai in una azienda di conserve alimentari che ovviamente lavorava solo in estate dove prendevo 5euro all'ora e dove facevo dei turni di 8 ore. Finita l'estate e finita la lavorazione, così la chiamiamo noi, cercavo di razionare il più possibile quello che avevo guadagnato in tre mesi per affrontare l'anno universitario ovviamente facendo dei lavoretti, diciamo part-time che mi permettevano di vivere come qualsiasi altra ragazza.

Ho lavorato in un bar, in una pasticceria, in un panificio, ho fatto la babysitter e soprattutto ho continuato a lavorare tutte le estati per 8 lunghissimi anni nell'azienda di conserve alimentari. Poi finalmente mi sono laureata. Pensavamo che la mia vita sarebbe cambiata.
Pensavo che avrei lavorato nell'ambiente per cui avevo studiato e invece….quando mi presentavo con il mio bel curriculum vitae lo prendevano e le due risposte erano sempre le stesse:" le faremo sapere" oppure cerchiamo soggetti con esperienza.

La situazione ovviamente è peggiorata da quando la giovane è diventata mamma:

se prima volevo anche sacrificarmi e adattarmi al sistema lavorando per nulla fondamentalmente oggi non me lo posso permettere…perché? Perché il baricentro di una mamma sono i figli.

Chi assumerebbe oggi, allo stato attuale una persona come me che vuole lavorare in qualsiasi ambito ma che può farlo solo adattandosi ai tempi ed ai bisogni di sua figlia di 5 anni? E che purtroppo non può permettersi una baby sitter? Ve lo dico io…nessuno.

Posso essere anche la migliore, la più brava, ma se non ci si adatta a colui che ti fa firmare un contratto o meno, non esisti…ci sarà sempre qualcun altro che potrà soddisfare quelle esigenze, anche se non sono in regola con i diritti. Perché? Perché non esiste la parità. Oggi sono una mamma, in primis, e non ho egual diritti di una ragazza della mia stessa età che non ha figli.

Io che ho sempre lavorato anche per paghe da fame….che ho deciso scientemente di adattarmi a tutto…perché quando si ha fame si morde anche qualcosa che sappiamo può farci male….ma si ha fame e non c'e alternativa.

La conclusione è amara. Giusy lavorerà di notte per consentirsi di badare alla figlia di giorno. Ma si può vivere così, lavorando h24, in casa e fuori?

Quest'anno andrò di nuovo in fabbrica. Farò sempre il turno di notte così starò tranquilla per mia figlia. Non mi arrendo…non insegnerò a mia figlia a cedere dopo il primo schiaffo….andrò avanti auspicando che arrivi anche in Italia Lo Stato di diritto per tutti.

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