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Scontro De Luca-Meloni, tutta la verità sui Fondi Coesione Sviluppo in Campania

Lo scontro tra Meloni e De Luca sui fondi Coesione Sviluppo in Campania è solo la punta di un iceberg profondo che dall’odio in politica arriva alle elezioni Europee e Regionali.
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Quando Giorgia Meloni da Bruno Vespa a "Porta a Porta" riceve la palla buona per tirare in porta contro Vincenzo De Luca, al momento il suo avversario più efficace nel centrosinistra italiano, non si lascia scappare l'occasione: «I Fondi di Coesione in Campania? Se uno guarda l'utilizzo… ho trovato la festa del fagiolo e della patata, la rassegna della zampogna e la festa del caciocavallo podolico», dice.

Prima di entrare nel merito dell'affermazione della presidente del Consiglio contro il presidente della Giunta della Campania, facciamo un passo indietro per guardare l'insieme. Altrimenti questo sembra il solito becero scontro politico e basta.

Invece è un linguaggio, quello del populismo, che ha attraversato e attraversa tutto il Paese. In primis  il centrodestra poi – con l'epopea della "lotta alla casta" – ebbe il suo culmine con alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle e attecchì nel centrosinistra.

De Luca carica da mesi ormai contro Meloni e ha due motivi per farlo. Il primo è la paralisi ministeriale dei Fondi Sviluppo e Coesione, sulla quale la Campania ha vinto anche un ricorso al Tar contro il ministero del Sud guidato da Raffaele Fitto. Il secondo sono le Elezioni Regionali in Campania nel 2025.

Perché i Fondi Sviluppo e Coesione sono oggi importanti in Campania

Cosa sono questi Fondi Sviluppo Coesione (Fsc)? Sono gli ex fondi «per le aree sottoutilizzate»  risorse il cui utilizzo è – teoricamente – finalizzato a «ridurre degli squilibri economici e sociali sul territorio nazionale». Possono essere usati per progetti in vari ambiti: dalle infrastrutture all'ambiente, dal lavoro, al turismo, all'agricoltura, fino cultura e istruzione. De Luca è presidente della Regione da due legislature. Ha potuto programmare i Fondi nel periodo 2014-2020 e ora si preparava a programmare la seconda fase di quelli 2021-2027.

Decidere dove vanno quei fondi significa condizionare pesantemente l'operato della Regione Campania oggi ma pure quello del prossimo governo regionale. Nel 2025, in Campania, si vota. Siccome ormai pare altamente improbabile l'ok ad un terzo mandato per i governatori, è chiaro qual è l'argomento del contendere.

Sintetizzando: De Luca non vuole inguaiarsi "il finale di stagione". E probabilmente, per dirla alla Jep Gambardella, non vuole avere solo il potere diventare di nuovo presidente: ovemai non possa candidarsi, vuole avere il potere di far fallire chi arriverà dopo di lui.

Tracciato il quadro, guardiamo le cose odierne. Quando Giorgia Meloni attacca a "Porta a Porta" parlando di caciocavalli, sagre e zampogne pagate coi Fondi Coesione è chiaramente è certa del fatto suo. «È Capricorno, quando parla è perché è proprio stra-sicura di ciò che dice» ridacchia uno dei suoi, confermando che in Campania sui fondi si apre una battaglia campale.

La strategia politica elettorale è la seguente: se si batte su questo tasto, pure se De Luca non si ripresenterà,  l'accusa di incapacità amministrativa ricadrà sul centrosinistra in Campania, chiunque si presenti.

La Campania ha usato i fondi coesione per le sagre?

Ora affrontiamo la questione nel merito. Ma questa storia delle zampogne, dei caciocavalli e delle feste di fagiolo e patata di cui parla la premier è vera?  Sì, lo è: la Campania ha usato i Fondi Coesione anche per finanziare festival, feste e sagre enogastronomiche. I dati sono tutti disponibili sul sito Open Coesione .

Per la festa del fagiolo quarantino – presidio Slow Food – e della patata della Piana del Dragone, a Volturara Irpina, provincia di Avellino, erano stati chiesti nel progetto 153mila euro; la Sagra della castagna e del fungo porcino di Roccamonfina (Caserta)  di euro ne valeva 87mila.

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La ormai celebre (grazie a Meloni) "Festa del caciocavallo podolico e della transumanza" a Corleto Monforte, provincia di Salerno, è costata 28mila euro. Per il Festival internazionale della zampogna e ciaramella di Polla, sempre provincia di Salerno, un anno 68mila e un altro anno 78mila euro. Ce ne sarebbero tanti altri: lo "scazzatiello aquarese", sempre nel Salernitano, eventi con tarufi e castagne come se piovesse e altre con nomi meno pittoreschi ma sempre con risorse trovate nel vasto bacino dei Fsc.

Finanziare feste e sagre con questi fondi Coesione e Sviluppo è illegale? No. La Campania del resto non è l'unica amministrazione regionale ad assegnare risorse ad attività del genere, nel novero del comparto Cultura-Turismo.

Del resto, ci sono sagre che mandano avanti intere economie locali in estate e autunno. Nel suo sermone del venerdì, infatti, De Luca non pare preoccupato: «Una Regione non può dare 10-20mila euro alla Pro Loco? Ma ci si può ridurre da presidente del Consiglio a questo livello di volgarità e cialtroneria?».

La strategia del centrodestra per le Regionali 2025

Il tema non sono i fondi alle sagre, quello è un comodo titolo. In Campania è tutto posizionamento per le prossime Regionali. L'obiettivo di De Luca è restare o distruggere, l'obiettivo del centrodestra a trazione meloniana è conquistare Palazzo Santa Lucia dopo un decennio di centrosinistra.

Uno dei deputati campani della Lega che non parla mai a spiovere, il casertano Giampiero Zinzi, ex consigliere regionale d'opposizione, in una dichiarazione fa capire bene quale sarà la linea:

Incredibile che abbia usato i Fondi di coesione per finanziare sagre in una regione in cui la sanità è in ginocchio, i trasporti al collasso e il tessuto economico e sociale sente forte il bisogno di essere rilanciato e correre al pari delle altre regioni italiane.

Percorso in discesa per Gennaro Sangiuliano, attuale ministro della Cultura, candidatissimo alle Elezioni Regionali 2025 in Campania per il centrodestra.  Il ragionamento dei meloniani è chiaro: «De Luca fino a oggi è stato considerato "uno che sa amministrare" perché ha "campato" sulla prima esperienza da sindaco di Salerno. Noi batteremo sul fatto che non è così, che lui non sa amministrare, che ha fatto solo disastri alla Regione e in tutti i settori, non solo nella sanità».

Il linguaggio deluchiano e l'imbarazzo nel Pd di Schlein

Infine, c'è il tema del linguaggio. Dal «lavora tu, stronza» allo «stracciarola», il lessico deluchiano è infarcito dei peggiori aggettivi. Venerdì il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto sull'odio in politica e molti, anche nel Partito Democratico, hanno visto nella posizione del Quirinale anche un chiaro riferimento agli strali del politico salernitano: «Si assiste a una intollerabile serie di manifestazioni di violenza: insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale».

Nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, il Partito Democratico e in particolare la segretaria Elly Schlein, sarà chiamata da Meloni – se ci sarà un dibattito pubblico fra le due leader, come molti ipotizzano –  a rispondere delle parole di De Luca. E Schlein dovrà dire una parola in un senso o nell'altro: appoggiare o scomunicare.

È una operazione win-win per Meloni: vince in entrambi i casi. Quindi sta aspettando per porre la domanda al momento giusto, ovvero in piena campagna per le Europee.

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