Stellantis a Pomigliano, altri 300 fuoriusciti, la Fiom: “La fabbrica si svuota e ci colpiranno i dazi”

Nuova fuoriuscita volontaria di 300 operai con gli incentivi dell’azienda. In pochi anni persi 1.200 posti di lavoro. Adesso arrivano i dazi che colpiranno l’Alfa Romeo Tonale e la Dodge Hornet prodotte a Pomigliano d’Arco.
A cura di Antonio Musella
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Non c'è pace per lo stabilimento "Giovan Battista Vico" di Pomigliano d'Arco di proprietà di Stellantis, l'ex Fiat e ancor prima ex Alfa Romeo. Nella fabbrica dove viene realizzata l'auto Panda, ancora oggi tra le vettura più vendute in Italia, ci sono state altre 300 fuoriuscite volontarie, ovvero operai che hanno lasciato il posto di lavoro in cambio di incentivi economici da parte dell'azienda. Sebbene nei prossimi anni sono previste nuove produzioni, la fabbrica si sta svuotando sempre di più raggiungendo numeri record.

Come se non bastasse arrivano i dazi di Donald Trump. Lo stabilimento campano infatti ha il 40% circa della produzione destinato al mercato negli Usa, in particolar modo per la "Tonale" Alfa Romeo e la "Dodge Hornet", quest'ultima destinata interamente al mercato nord americano. Con i sindacalisti della Fiom Cgil abbiamo provato a capirne di più della pesante situazione della fabbrica campana.

"La fabbrica si svuota sempre di più ed è più facile da chiudere"

Sono 4 gli accordi di fuoriuscita che sono stati sottoscritti dalla Stellantis con alcuni sindacati, tra questi non c'è la Fiom che si è sempre opposta. Si tratta di uscite dalla pianta organica in cambio di un incentivo economico in aggiunta al Tfr. "Per noi sono licenziamenti morbidi, ma licenziamenti a tutti gli effetti – spiega a Fanpage.it Mimmo Loffredo, storico sindacalista dello stabilimento di Pomigliano d'Arco – poi l'azienda ci mette dei soldi, ma questo vuol dire che spendono soldi non in nuovi investimenti ma per cacciare gli operai". L'ultima fuoriuscita è di 300 operai, lo scorso anno, nel 2024, ne fuoriuscirono 496, complessivamente nei 4 accordi di fuoriuscita volontaria si sono persi 1200 posti di lavoro, nazionalmente il gruppo Stellantis negli ultimi anni ha fatto uscire 14 mila operai ed ha chiuso 2 fabbriche in Italia. "È evidente che l'azienda sta provando progressivamente a dismettere lo stabilimento – sottolinea il sindacalista della Fiom – abbiamo già perso una bella fetta di lavoratori. Chi resta sarà iper sfruttato, ma soprattutto un'azienda con meno lavoratori si può chiudere più facilmente". Sembra essere questa la strategia, non degli scossoni forti dalle imprevedibili ricadute sociali, ma fuoriuscite volontarie incentivate da una manciata di euro, per arrivare allo svuotamento della fabbrica. Eppure nel 2018 dovrebbe essere installata una nuova linea, nel 2030 dovrebbe iniziare una nuova produzione, ma chi le farà queste auto? "È evidente che se continua così in fabbrica resteremo in pochissimi, e quando ci saranno i picchi di produzione si faranno un po' di assunzioni interinali a tempo determinato, e poi la fabbrica si svuoterà di nuovo". Uno scenario che ha un impatto sociale notevole, anche se le fuoriuscite sono a scaglioni ed appunto sono una modalità soft di ridimensionamento dello stabilimento campano. L'età media dei lavoratori ad oggi si attesta intorno ai 50 anni, con le ultime assunzioni che sono avvenute quasi 20 anni fa, tra il 2005 e il 2006.

L'arrivo dei dazi: "Qui produciamo la Tonale e la Hornet destinate agli Usa"

Ma ad aggravare il progressivo peggioramento della situazione allo stabilimento Stellantis di Pomigliano d'Arco ci sono anche i dazi imposti dal presidente Usa Donald Trump. Oltre alla Panda, che garantisce sostanzialmente il prosieguo dell'attività lavorativa in fabbrica, visto che ancora oggi è tra le auto più vendute in Italia, a Pomigliano si produce anche l'Alfa Romeo Tonale e la Dodge Hornet. Queste ultime due vetture saranno interessati dai dazi Usa, infatti il 40% della produzione dell'Alfa Romeo Tonale è destinato al mercato americano, mentre l'intera produzione della Dodge Hornet è spedita interamente negli Stati Uniti. "I dazi erano sostanzialmente annunciati – ci dice Sebastiano D'Onofrio della Fiom – Trump ha fatto un'intera campagna elettorale sui dazi, erano ampiamente prevedibili. Eppure il governo italiano ha fatto finta di non vedere e non sentire e si è trovato completamente impreparato. Noi qui produciamo la Tonale e la Hornet, il 40% della produzione va negli Usa e saranno colpiti dai dazi".

Insomma il riverbero della situazione di crisi internazionale seguita all'imposizione dei dazi da parte di Donald Trump, avrà effetti anche a Pomigliano d'Arco. "C'è da considerare che noi siamo già in difficoltà – sottolinea D'Onofrio – sulla Tonale noi lavoriamo su una sola linea di produzione e siamo assestati su 165 vetture al giorno, in pratica siamo già ridotti al lumicino". Da un lato lo svuotamento della fabbrica con l'incentivo ad uscire per gli operai, dall'altro i dazi, la fabbrica sempre stretta in una morsa che lentamente rischia di schiacciarla per sempre. D'altronde il ridimensionamento di fatto dello stabilimento è un dato ineluttabile, così come la maggiore facilità, in futuro, a poterne decretare la chiusura. A questo chiaramente si somma tutto l'indotto, che a Pomigliano resta particolarmente importante con le aziende che lavorano alla produzione per conto di Stellantis, oltre che a quelle della logistica e dei trasporti.

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