Fu Alessandro Siani ad inventare la famosa battuta «ma ‘a state facenno o a state cercanno?» riferito agli eterni cantieri per i treni della metropolitana di Napoli. Nemmeno lui, probabilmente, avrebbe mai immaginato quanto accaduto in queste ore, con la pseudo inaugurazione della stazione della metrò Duomo, in piazza Nicola Amore (ai "quattro Palazzi").
Immaginiamo di raccontarla ad un non-napoletano. C'è una stazione della metropolitana di Napoli i cui lavori sono durati vent'anni (si, okay, ci hanno trovato dei reperti archeologici, ma un altro po' d'attesa e rischiavamo noi di diventare reperti archeologici). Questa stazione, finalmente apre.
Attenzione: mica apre-apre. Mica overamente apre. Apre un po'. A mezzo servizio. Apre solo nel pomeriggio. Perché non c'è il personale. Vent'anni e nemmeno il personale hanno pensato di poter assumere.
La metropolitana però finalmente passa! Eh oddio, passa….passano i treni vecchi, quelli che già hanno quindici-venti minuti d'attesa, tempi che ora visto il nuovo stop presumibilmente aumenteranno. E i treni nuovi? Per quelli ci vorrà un po' di tempo. E perché? È successo che uno dei nuovi convogli ha preso fuoco durante un viaggio di prova e dentro c'era la commissione del ministero dei Trasporti per le prove tecniche. Questi ingegneri sono venuti a Napoli e ci stavano davvero restando. Quando si dice vedi Napoli….
Consoliamoci: almeno il cantiere è finito! E nemmeno questo è vero: durerà almeno altri 2 anni perché la parte superiore della suggestiva stazione – che per ora abbiamo visto solo nei rendering, i disegni al computer che tanto amano architetti e giornalisti – è tutta da realizzare.
Che senso aveva, aprire una stazione senza treni, senza personale, senza aver concluso i lavori? Campagna elettorale. Che a Napoli (ma non solo) si traduce nell'irresistibile voglia di tagliar nastri e festeggiare qualcosa che, in realtà, non c'è.