Stalking alla ex e rapina al market, assolto il nipote del boss: “Incapace di intendere”
"Incapace di intendere e di volere al momento dei fatti": con questa motivazione è stato assolto Roberto Antini, 20enne dei Quartieri Spagnoli, nel centro di Napoli, imputato, in due diversi procedimenti, per stalking alla ex fidanzata e per rapina. Per la sentenza è stata fondamentale la perizia richiesta dai giudici: due periti hanno accertato che è affetto da un grave disturbo della personalità. Incassata la doppia assoluzione il ragazzo è stato liberato, dovrà seguire un percorso terapeutico il cui abbandono potrebbe portare a un ricovero in una Rems, residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza.
Antini è il nipote dell'ex boss Antonio Ranieri, detto Polifemo. Il nonno era stato ucciso nel 1999, prima che lui nascesse, ma dalle indagini era emerso che quella figura rappresentava per lui una sorta di punto di riferimento: usava lo stesso soprannome e lo evocava anche nei messaggi di minacce alla ex fidanzata. Nel dicembre 2023 il ragazzo era stato sottoposto a fermo per rapina ai danni di un market della zona e arrestato in esecuzione di una misura cautelare per stalking nei confronti della ragazza.
L'avvocato Giuseppe De Gregorio, che ha seguito il 20enne per entrambi i processi, fin dai primi interrogatori aveva sostenuto che il giovane fosse affetto da gravi problemi di salute, presentando la documentazione che aveva poi portato i due gup a disporre le perizie. Ad aprile il ragazzo, preso in carico dal Dipartimento Igiene Mentale dell'Asl Napoli 1, è stato scarcerato e sottoposto ai domiciliari, con autorizzazione a recarsi ai colloqui con gli psichiatri e ai centri per la somministrazione della terapia. Il processo per rapina si è concluso a luglio, la seconda assoluzione è arrivata pochi giorni fa, sempre per incapacità di intendere al momento dei fatti.
"Per essere curato, Antini è dovuto diventare prima indagato, poi detenuto, quindi imputato – commenta a Fanpage.it l'avvocato De Gregorio – da libero non è stato preso in carico da nessuno, nonostante la madre avesse più volte rivolto grida di aiuto alle strutture terapeutiche. Prima non aveva possibilità di essere sottoposto a un trattamento farmacologico e curativo. Se da un lato si deve ringraziare l'intervento giudiziario, che ha portato al trattamento terapeutico, dall'altro non si può non notare che il sistema presenta delle falle evidenti".