“Sta digiuno tua mamma?”: le parole in codice dei truffatori di anziani e come sceglievano le vittime

I carabinieri hanno arrestato 5 persone, accusate di fare parte di una banda specializzata nella truffa del “finto nipote”; 25 gli episodi ricostruiti in 4 province.
A cura di Nico Falco
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Gli indagati ripresi dai carabinieri
Gli indagati ripresi dai carabinieri

Il "maglione" era la vittima, scelta tra gli anziani soli. La "mamma", invece, era il trasfertista, quello che, guidato dal telefonista, consegnava il pacco annunciato dal finto nipote e incassava il denaro. E il "panino", naturalmente, erano i soldi e gli oggetti preziosi da spartire. Codici usati dalla banda di truffatori sgominata dai carabinieri che, anche in piena pandemia, si sarebbe resa responsabili di 25 truffe, 20 delle quali consumate. La misura cautelare per cinque dei componenti è stata eseguita questa mattina dai militari della Compagnia Centro, nelle indagini erano finite in manette altre 5 persone.

Le frasi in codice: "Sta digiuna tua mamma?"

Per parlare tra loro i componenti della banda utilizzavano dei telefoni-citofono molto semplici, che permettevano di restare in comunicazione anche quando il finto corriere arrivava a casa della vittima. Nell'ordinanza è stato ricostruito il codice che veniva usato per depistare le indagini. Intercettati, due degli indagati parlano di una "mamma". E per gli inquirenti non si tratta altro che del trasfertista, di quello incaricato di andare a truffare materialmente la vittima.

"Sta digiuna tua mamma?", dice uno di loro: un modo per intendere che il colpo non fosse riuscito, che il complice non avesse messo le mani, appunto, sul "panino", ovvero su soldi e gioielli che gli anziani raggirati consegnavano. Come quella donna che, si legge nella denuncia, aveva dato al criminale persino la collanina che aveva al collo, un gioiello ricordo della nonna e il primo regalo del marito.

La scelta delle vittime: anziani e soli durante la pandemia

Gli indagati, si legge nell'ordinanza, consideravano l'attività come una professione: si chiamavano tra loro "collega" e, parlando dei loro appuntamenti, li chiamavano "lavoro". Per le telefonate esisteva una base logistica che fungeva praticamente da call center, in via Duomo, da dove partivano i primi contatti. Le indagini coprono il periodo tra maggio 2020 e l'estate 2021. Compreso il primo lockdown, quando gli italiani sono rimasti chiusi in casa per l'epidemia Covid. In quelle settimane la banda non si era fermata, si era anzi specializzata, affinando i criteri di selezione delle vittime.

A partire dai telefonisti, che già dai primi istanti riuscivano a capire se la persona al telefono era abbastanza anziana per essere un potenziale "maglione". La maggior parte delle truffe, rilevano i magistrati nell'ordinanza, sono state messe a segno in piccoli centri, dove è più facile che gli anziani restino da soli in casa anche perché i più giovani si sono spostati a vivere in altre città: la maggior parte dei colpi sono stati commessi a Sorrento, Piano di Sorrento, Castellabate, Formia, Gaeta e Minturno o piccoli comuni del Napoletano come Villaricca e Volla.

Gli indagati, inoltre, cercavano le vittime che avevano ridotto o fortemente limitato i contatti coi parenti per le restrizioni anti Covid-19, contando sul fatto che sarebbero state più facili da raggirare. E preferivano i piccoli centri anche per un altro motivo: lo stile di vita rilassato, e la maggiore fiducia, tipici di realtà meno frenetiche, rendevano le vittime meno diffidenti.

Le truffe, però, sono state consumate anche in centri decisamente più popolati, come Napoli, Caserta, Castellammare di Stabia, Torre del Greco e Acerra. Segno, aggiungono i magistrati, che i telefonisti erano comunque in grado di ingannare anziani di ogni località.

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