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Spari a Casoria: ferito il pugile Kevin Di Napoli, grave l’uomo che era con lui

Il pugile di Ostia Kevin di Napoli e Raffale Scotti, dipendente della comunità a cui è affidato, sono stati feriti a Casoria; il 62enne è in pericolo di vita. Si sarebbe trattato di una rapina.
A cura di Nico Falco
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Kevin di Napoli (da Instagram)
Kevin di Napoli (da Instagram)

I criminali avrebbero notato l'orologio che aveva al polso e avrebbero tentato di rapinarlo, sparando a lui e all'uomo che l'accompagnava: ricostruzione, per ora al vaglio degli investigatori, del ferimento del pugile Kevin Di Napoli, 28 anni, e di Raffaele Scotti, 62 anni, dipendente della comunità dove l'atleta è sottoposto agli arresti domiciliari. Gli spari nel tardo pomeriggio di oggi, 30 luglio, a Casoria, in provincia di Napoli. Il giovane è stato colpito al polso, l'altro è molto grave: è ricoverato al Cardarelli con lacerazione al polmone, aorta, milza e fegato ed è in pericolo di vita in quanto anche cardiopatico.

Spari a Casoria, ferito Kevin Di Napoli

Il ferimento è avvenuto nella frazione di Arpino, lungo la Circonvallazione Esterna di Casoria. I carabinieri sono intervenuti intorno alle 19.30 all'altezza del civico 102, dove si trova il parcheggio Ilardi, per una segnalazione di colpi d'arma da fuoco. Secondo le ricostruzioni Di Napoli stava andando ad allenarsi, era in auto insieme a Scotti quando alcune persone si sono affiancate in scooter e hanno aperto il fuoco; dai primi accertamenti si sarebbe trattato di una tentata rapina. Le indagini sono affidate ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna.

Dal pugilato alle condanne coi clan di Roma

Kevin Di Napoli, classe 1996, figlio del pugile Gianni Di Napoli e amico del rapper Tony Effe, era un promettente pugile su cui aveva messo gli occhi anche la nazionale italiana giovanile. Poi, sei anni fa, tutto è cambiato. Precisamente, con un blitz dei carabinieri, quello dell'operazione "Maverick", con cui venne decapitato il clan dei Triassi: accusato di associazione armata finalizzata al traffico di droga per tre bande diverse, era ritenuto il picchiatore di Salvatore Sibio, ex Banda della Magliana e boss di Ostia, e di Fabrizio Piscitelli, lo storico leader della curva nord della Lazio e narcos di Roma conosciuto come "Diabolik" (ucciso in un agguato il Il 7 agosto 2019 al Parco degli Acquedotti).

Per l'accusa di essere al soldo di Sibio, Di Napoli era stato condannato in primo grado a 14 anni (successivamente è stato assolto), mentre per la seconda accusa ha incassato 12 anni. Per la terza accusa, quattro anni e otto mesi. Alle condanne si sono aggiunte poi varie denunce per lesioni. Nel 2019, quando gli sono stati concessi i domiciliari, come lui stesso ha raccontato anche in diverse interviste, dopo l'ennesimo diniego del giudice di concedergli la palestra ha tentato il suicidio. Oggi il ragazzo sta continuando a scontare la pena nella comunità di recupero di San Pio di Nola, nel Napoletano. A febbraio ha ottenuto il permesso di tornare sul ring.

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