Spaghetti e cappuccino, anche a Napoli l’abbinamento che stupisce: “Ma il cliente deve poter ordinare tutto”
«C'è uno spettro che si aggira per l'Europa, il cappuccino a pranzo»: si legge in un meme italiano che va forte sui social network. L'abitudine tutta nordeuropea o americana di accompagnare un piatto di pasta ad una fumante tazza di caffèlatte o cappuccino (la differenza è la presenza di schiuma nel secondo) è guardata con orrore in alcuni ristoranti italiani.
È di qualche giorno fa il video virale su TikTok di una americana che ordina un piatto di pasta arricchito di parmigiano e chiede «Posso avere un cappuccino?», guardata malissimo dal cameriere che ovviamente esegue ma esclama: «che dolore che mi fa!». Il video era stato girato a Milano. E a Napoli cosa accade?
All'ombra del Vesuvio c'è un misto tra rassegnazione, ironia e stupore: «Se stai qui una giornata ti rendi conto delle richieste incredibili che arrivano dai turisti stranieri» spiega Enrico, titolare di uno dei bar-gastronomie più noti della zona del Borgo di Santa Lucia -. C'è l'americano che si lamenta perché nella pasta alla genovese «si sente odore di cipolla» (è l'ingrediente principale, per chi non lo sapesse ndr.). Un turista asiatico si è lamentato qualche giorno fa che una Fanta, aperta in quel momento, non somigliava a quella Fanta che beve lui a casa sua».
E il cappuccino a pranzo? Anche a Napoli gran parte di bar-ristoranti si è abituata e adeguata. Alcune attività ristorative non hanno la macchinetta del caffè espresso che prepara il cappuccino, quindi rifiutano a priori. Ma sono sempre di meno. «A me – spiega Enrico – qualche giorno fa hanno chiesto il cappuccino caldo con cacao vicino ad un bel piatto di zucchine alla scapece».
Dunque Napoli abbozza e si piega ai desiderata del turista? «C'è da dire una cosa – spiega Ettore, napoletano, cameriere e direttore di sala per oltre vent'anni sia nei ristoranti di cerimonie che su navi da crociera -. Noi non siamo i detentori di ciò che è giusto o sbagliato. I gusti sono gusti e vanno rispettati».
Spiega: «Se sul menù c'è una cosa il cliente deve poterla ordinare, l'abbinamento piatti-portate non ci compete. Possiamo consigliare, mica imporre. È diverso per i menù degustazione dei ristoranti stellati dove la selezione delle portate è decisa a priori, chi va sa già cosa mangerà e berrà. Fermo restando che se sei una star ti fanno scegliere qualsiasi cosa. Ripeto: i clienti vengono, mangiano e pagano, hanno tutto il diritto di bere il loro cappuccino senza essere giudicati».