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Spaccio in carcere a Secondigliano: tariffario per far entrare la droga, 4mila euro per cambiare cella

Gli agenti corrotti del carcere di Secondigliano avevano un tariffario per far entrare la droga; i trasferimenti di cella pagati dai detenuti fino a 4mila euro.
A cura di Nico Falco
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Uno degli agenti della Penitenziaria del carcere di Secondigliano avrebbe avuto un vero e proprio tariffario per fare entrare la droga in carcere, con prezzi diversi a seconda della quantità. Emerge dall'ordinanza da 28 misure cautelari eseguita dai carabinieri oggi, 21 marzo, al termine di una inchiesta che coinvolge detenuti di vari clan napoletani e agenti della Polizia Penitenziaria in servizio in quella struttura. Nelle carte vengono raccontati non solo i traffici, ma anche le connivenze coi poliziotti che avrebbero aiutato i detenuti in cambio di soldi o per riconoscenza, come avrebbe fatto un appuntato che aveva chiesto a un baby boss che il figlio smettesse di spacciare.

Il tariffario per far entrare la droga nel carcere di Secondigliano

A raccontare del tariffario era stato il detenuto Salvatore Ottaiano, nel corso di un interrogatorio del 29 giugno 2018, la circostanza viene richiamata nell'ordinanza odierna. L'uomo aveva detto di aver ricevuto droga dall'agente Ottavio De Simone (in seguito per questi fatti destinatario di ordinanza e poi condannato a 5 anni per corruzione). Il detenuto aveva aggiunto di avere ricevuto complessivamente 6 consegne dallo stesso poliziotto e che questi aveva un tariffario preciso: 700 euro per portare un panetto di hashish, 1000 euro per portarne due, 1300 euro per 4 panetti da 100 grammi ciascuno. Il contenuto dell'interrogatorio, rileva il gip nell'ordinanza, concorda con quanto riferito dal collaboratore di giustizia Tommaso Schisa.

I trasferimenti di cella pagati 4mila euro nel carcere di Secondigliano

Nelle indagini che hanno portato all'ordinanza eseguita oggi è emerso il ruolo di quattro agenti della Polizia Penitenziaria, accusati di avere aiutato i detenuti a fare entrare la droga in carcere. Destinazione carcere per Salvatore Mavilla, ritenuto capo ed organizzatore, collaboratore di Alfredo Vigilia Junior, boss di Soccavo; ai domiciliari, invece, Francesco Gigante, Mario Fabozzi e Giuseppe Tucci (questi ultimi sono gli unici verso i quali non si procede per reato associativo).

Per gli inquirenti Mavilla avrebbe consegnato pacchetti con oggetti proibiti ad alcuni detenuti, tra cui Alfredo Vigilia Junior, ottenendo in cambio del denaro attraverso le compagne di due di questi. In particolare, l'agente, riferisce un detenuto, avrebbe incassato 200 euro per ogni pacchetto, contenente hashish o telefonini. Un altro detenuto, invece, parla di compensi differenziati: 300 o 400 euro per l'hashish, 300 per i telefonini e tra i 200 e i 250 euro per i profumi. Avrebbe fatto entrare oggetti proibiti in carcere anche l'agente Tucci, anche lui indicato da diversi detenuti e collaboratori.

Gigante e Fabozzi, invece, avrebbero ricevuto del denaro per far trasferire i detenuti tra reparti e sezioni, affinché nella stessa stanza si ritrovassero persone appartenenti al medesimo clan. Secondo il detenuto Ciro Niglio, l'agente Gigante riceveva una percentuale sui traffici dell'agente De Simone. Niglio riferisce due episodi. Il primo riguarda il trasferimento di Umberto Accurso: Niglio avrebbe chiesto a un detenuto che faceva da tramite e questi gli avrebbe risposto che erano necessari 4mila euro, che De Simone avrebbe diviso con Gigante; i soldi, prosegue, sarebbero stati consegnati dal clan della Vanella Grassi e Accurso sarebbe stato effettivamente spostato.

Il secondo episodio riguarda l'imprenditore Alessandro Falco, proprietario del centro commerciale Jambo: Gigante gli avrebbe procurato cibo non consentito e lo avrebbe fatto incontrare di nascosto con altri imprenditori e soggetti non autorizzati ai colloqui, ottenendo in cambio l'assunzione di persone da lui raccomandante nella struttura del Casertano. Niglio spiega inoltre che anche Fabozzi poteva garantire i trasferimenti, ricevendo in cambio stecche di sigarette o regali di altro genere. Lo stesso ispettore avrebbe fatto trasferire il baby boss Pasquale Sibillo, per un periodo detenuto a Secondigliano, che sarebbe dovuto andare in isolamento ma che invece era stato messo in cella con un appartenente al suo gruppo criminale.

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