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Campi Flegrei

Campi Flegrei, deformazione di roccia sotto il suolo. Lo studio: “Può escludere la risalita del magma”

Uno studio dell’Università di Bologna e dell’Ingv ha evidenziato una deformazione rocciosa alta 500 metri e del diametro di circa 5 chilometri che potrebbe impedire al magma di risalire in superficie.
A cura di Valerio Papadia
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A circa due chilometri di profondità, sotto la caldera dei Campi Flegrei, c'è una deformazione rocciosa che potrebbe escludere la risalita del magma. Questo, in buona sostanza, il tema al centro dello studio condotto dall'Università di Bologna e dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dal titolo The effects of hot and pressurized fluid flow across a brittle layer on the recent seismicity and deformation in the Campi Flegrei caldera pubblicato sul Journal of Volcanology. Il volume cilindrico di roccia, alto 500 metri e del diametro di circa 5 chilometri, sta giocando un ruolo importante nella fase di sollevamento dei Campi Flegrei, attualmente parossistica, ma come detto potrebbe aiutare a scongiurare la risalita del magma.

"Anche se il contributo magmatico non può essere escluso, i risultati ottenuti con la modellazione fisica di questa sorgente di deformazione, legata all'arrivo di fluidi caldi e pressurizzati, consentono di spiegare efficacemente sia il tasso di sollevamento che l'andamento della sismicità, senza il bisogno di invocare la risalita di magma negli strati superficiali della caldera dei Campi Flegrei" ha spiegato Massimo Nespoli, ricercatore del Dipartimento di Fisica e Astronomia Augusto Righi dell'Università di Bologna e primo autore dello studio.

"La presenza di questa sorgente deformativa – continua Nespoli – era stata evidenziata in passato da studi di tomografia sismica: un'ulteriore conferma arriva ora dall'osservazione di una brusca variazione del rapporto tra il numero di terremoti con magnitudo piccola e il numero di terremoti con magnitudo alta".

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