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Sophia Loren e il suo rapporto con Napoli: diva, icona, simbolo e mito

Sophia Loren nasce a Roma per caso, ma cresce tra strade di Pozzuoli. Negli anni ha sempre chiarito la verità sulle sue origini napoletane, cercando di “aggiustare” questo errore anagrafico.
A cura di Vincenzo Piccolo
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"Non sono italiana, sono napoletana. È un'altra cosa", Sophia Loren ha chiarito tante volte la verità sulle sue origini durante interviste diventate virali su tutti social network. La diva indiscussa del cinema italiano non ha mai fatto mistero del suo amore per la città partenopea. Lei, ambasciatrice di Napoli nel mondo, è nata a Roma il 20 settembre 1934, ma per caso.

Il padre riconobbe la paternità della bambina, ma non volle mai sposare la madre, che tornò, con la piccola Sofia, a Pozzuoli nella casa di famiglia. Qui Sofia trascorse l'infanzia e i primi anni dell'adolescenza, durante la seconda guerra mondiale, in condizioni economiche "da fame" come ha sempre dichiarato la diva. La casa dei nonni materni era al numero 5 di Via Solfatara di Pozzuoli adiacente all’Anfiteatro Flavio è affollata di bocche vuote, Sofia passa questi anni cercando di sopravvivere ai bombardamenti della guerra e cercando qualcosa da mangiare: come ha ricordato la stessa Sophia Loren in un'intervista a Elle nell'aprile 2023:

Da piccola, durante la guerra, ho sofferto davvero la fame, e la fame è qualcosa che ti rimane dentro, che ti segna per sempre. Ho patito così tanto che, ogni volta che riuscivo a trovare qualcosa da mangiare, ero così felice che correvo a casa a condividerlo con mia mamma e mia sorella. Non importava cosa fosse e non me lo ricordo neanche, ma ricordo fortissima la felicità che provavamo.

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Il legame di Sofia con Pozzuoli

Nella città dei Campi Flegrei che le ha dato i natali, il nome della Loren si scrive senza "ph" ma con la effe: Sofia, e non Sophia. Lo testimonia anche il fatto che il cinema di Pozzuoli, a lei dedicato, chiamato Cinema Sofia. Il rapporto tra Sofia e Pozzuoli è sempre stato molto stretto, ritorna spesso nei luoghi della sua infanzia. Quando ci riesce ne  approfitta per portare i nipoti nella casa dove è cresciuta. Durante una visita nel 2001 disse:

Nella casa della nonna a Pozzuoli, c’era  un’immagine della Madonna alla quale noi bambine attribuivamo poteri miracolosi, specialmente durante i bombardamenti aerei, e fu una tragedia per me quando una fiamma di un lumino votivo la bruciacchiò. La vita mi ha portato lontana dalle mie radici, ma il mio cuore resta lì in quelle terre , in via Solfatara dove trascorrevo le mie giornate, tra i profumi e gli aromi della povertà. Lì il canto di mammà e il calore della stufa mi facevano compagnia e, quando c’erano i soldi, il ragù borbottava nella pentola.

Un legame viscerale che passa anche per la tavola: «Sono molto orgogliosa delle mie origini italiane e partenopee. I primi a base di pasta sono sicuramente la mia specialità. La pasta alla genovese. Era uno dei piatti preferiti di mia mamma e, quando la preparava, per me era sempre un giorno di festa. I miei nipoti invece vanno pazzi per la mia pizza fritta», confida in un'intervista a Elle.

Non è un caso che tra i suoi primi film c'è L'oro di Napoli, un successo per la Loren che prima di quel film era considerata soltanto la bella da mettere in scena. Vittorio De Sica, regista del film, per primo scopre che «la sua vera natura era drammatica e instabile, tipicamente napoletana. Era capace di urlare, ridere, fare l'isterica, sedurre, protestare, raggiungendo punte emotive molto alte». Sophia interpreta Sofia, una pizzaiola napoletana sopra le righe, nell'episodio "Pizze a credito". Questo ruolo diventa il suo trionfo personale, ma la intrappola anche in uno stereotipo con cui dovrà combattere a lungo prima di riuscire a liberarsene.

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Sofia simbolo di Napoli

Napoli ci tiene alle sue icone e ai suoi miti, quelli più importanti abbelliscono i vicoli della città, un modo per celebrarle ma anche per rimarcare l'identità culturale di un popolo. Tra le strade del centro storico si possono trovare murales e ritratti di Totò, Maradona, e Eduardo de Filippo. Ma anche di tanti altri simboli come Pulcinella e San Gennaro, un modo per sigillare un patto tra la città e la sua cultura, che viene sì esportata in tutto il mondo, ma è da questi posti che nasce.

Anche Sophia Loren che è un simbolo di Napoli, ha il suo murales all’angolo opposto a vico Fico del Purgatorio. L'opera di Maker Garcia Chiavez vuole celebrare l'eterna bellezza della diva del cinema, ma anche la sua napoletanità di cui si è fatta promotrice in Italia e nel mondo.

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La figura di "donna Sofia" ormai fa da cornice a tutte queste figure simbolo della tradizione partenopea. Perché, negli anni, con tutte queste è riuscita ad incrociarsi. Con Eduardo per la parte di Filomena Marturano e con Totò di cui racconta: «Totò mi piaceva proprio perché era napoletano. E per la sua immensa generosità. – disse l'attrice in un'intervista al Corriere del Mezzogiorno – Lo incontrai in un teatro di posa a Roma, ai primi tempi della mia carriera. Mi vide e sùbito mi disse ‘‘Te staje murenno ‘e famme, piccere'?". Io risposi ‘‘proprio morire no… però qualcosa la mangerei volentieri". Lui chiamò il cameriere, fece arrivare qualcosa dal bar e mi regalò pure 100 mila lire, per me a quei tempi un patrimonio, che portai felicissima a mammà. Sembrava una scena di ‘‘Miseria e nobiltà", che in effetti girammo di lì a poco».

Cartoline, poster, statuette dei presepi e tanti altri gadget e souvenir con l'immagine di Sophia Loren affollano le bancarelle della città di Napoli perché lei, come disse de Magistris durante la cerimonia per la consegna della cittadinanza onoraria all'attrice nel 2016, è un «autentico e assoluto patrimonio di Napoli e dell'intero nostro Paese». Sophia Loren, tempo dopo, commentò quei giorni dicendo:

Uh, era bello vero? Mi volevano abbracciare e anch’io li avrei voluti stringere. Capirà, Napoli è la mia vita. Io mi sento una figlia di questa città, e allora dico: Napoli non l'ammazza nessuno, evviva Napoli!

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