video suggerito
video suggerito

Soldi per favorire la camorra, chiesti 12 anni per carabiniere. L’avvocato: “Accuse false, era odiato dal clan”

Chiesti 12 anni di carcere per il carabiniere arrestato nel blitz contro i Baratto-Volpe di Fuorigrotta; per il legale le accuse sarebbero dovute all’astio.
A cura di Nico Falco
77 CONDIVISIONI
Immagine

Dodici anni di carcere, per avere favorito i clan del Rione Traiano fornendo informazioni coperte da segreto su indagini e arresti, in cambio di mazzette da decine di migliaia di euro al mese. È la condanna chiesta dal pm della Procura di Napoli per Giuseppe Bucolo, luogotenente dell'Arma, sotto processo con rito abbreviato per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata. Il suo avvocato, nel corso dell'arringa, ha puntato sull'inaffidabilità dei collaboratori di giustizia, sottolineando che i soldi che sarebbero stati versati non sono stati mai trovati e che le persone che avrebbe dovuto "proteggere" erano invece finite in manette proprio grazie al suo lavoro.

La Procura chiede 12 anni per carabiniere: "Al soldo del clan del Rione Traiano"

Bucolo, attualmente ai domiciliari con braccialetto elettronico, era stato arrestato il 25 ottobre 2022, durante un'operazione anti usura dei carabinieri da 11 misure cautelari emesse dal gip di Napoli Leda Rossetti contro il clan Baratto-Volpe di Fuorigrotta. Del suo presunto ruolo nel clan aveva parlato anche il pentito Gennaro Carra, genero del capoclan Salvatore Cutolo "Borotalco": il militare avrebbe anche fatto sparire l'arma con cui era stato ferito gravemente il poliziotto Nicola Barbato, oggi in sedia a rotelle, durante un'operazione anti usura a Fuorigrotta il 24 settembre 2015. La sentenza dovrebbe arrivare il prossimo 24 ottobre.

Nell'ordinanza che aveva portato all'arresto del militare, accusato di essere stato corrotto dal 2005 al 2020, venivano citate le dichiarazioni di Carra, secondo cui il sottufficiale veniva pagato con somme variabili tra i mille e i duemila euro, e quelle di Davide Leone, che ha riferito di avere versato 5mila euro al mese dal 2005 al 2007 a "Peppe il siciliano".

L'avvocato: "Il carabiniere era odiato dai clan"

Vincenzo Strazzullo, legale di Bucolo, nel corso della sua arringa ha sostenuto più volte che "c'era astio nei confronti del sottufficiale dei carabinieri". Per l'avvocato il suo assistito, che per la sua attività anti clan aveva ricevuto sei encomi, sarebbe stato accusato proprio perché le indagini a cui prendeva parte, con ruoli molto delicati, avevano portato a importanti risvolti investigativi e ai successivi arresti:

Nelle conversazioni intercettate non vi è prova alcuna di queste confidenze finalizzate a evitare arresti che invece ci sono stati, tutti, proprio grazie al suo buon lavoro.

Definendo "falsi pentiti" i collaboratori di giustizia che hanno parlato del ruolo del militare, l'avvocato si è soffermato soprattutto su Genny Carra, "un camorrista per matrimonio", "incapace di sostenere il carcere", che avrebbe rivolto accuse false per astio e la cui inaffidabilità è stata supportata da sentenze "come quella del giudice Ginevra Abbamonte".

In merito ai soldi che il carabiniere avrebbe incassato, ha spiegato Strazzullo:

In sostanza in due anni Bucolo avrebbe intascato dal clan Cutolo oltre 1,2 milioni di euro. Però chiede un prestito per saldare i suoi debiti. Inoltre la ricognizione finalizzata a individuare questi soldi ha fornito un esito negativo. Non ci sono, non si trovano. Bucolo per anni ha combattuto i clan di Fuorigrotta, ha ottenuto importanti risultati, proprio per questo era odiato. Crede nella divisa che indossa e che deve continuare a indossare: la sua è un'innocenza al di là di ogni ragionevole dubbio.

77 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views