Sma Campania, l’importanza dell’inchiesta giornalistica Bloody Money di Fanpage.it
Cinque anni esatti, dal 2018 al 2023 a oggi. Tanto ci è voluto per presentare il conto delle accuse a 30 persone, indagate dalla Procura di Napoli nell'ambito dell'inchiesta su presunti appalti truccati di Sma Campania, società in house della Regione Campania, e Comune di Napoli. Oggi sono arrivate le misure cautelari, tre delle quali molto gravi, ovvero la custodia in carcere.
In manette sono finiti l'ex consigliere regionale di Fratelli d'Italia Luciano Passariello, (poi espulso da Fdi e passato in Forza Italia) l'ex responsabile area manutenzione del territorio di Sma Campania Alessandro Soria e l'ex responsabile relazioni esterne e relazioni industriali della stessa azienda, Cosimo Silvestro; gli arresti domiciliari per Agostino Chiatto, dipendente Sma distaccato presso la segreteria particolare di Passariello, e Antonio Tuccillo, amministratore di una società aggiudicataria di un appalto indetto dalla società regionale. Obbligo di dimora, divieto di attività e sequestri di denaro per altri.
Tra gli elementi più gravi c'è si legge nell'ordinanza del gip Baldassarre:
illecita corresponsione di somme di denaro per la campagna elettorale di un consigliere regionale, candidato alle elezioni politiche del 2018 (Passariello che poi non fu eletto ndr.) per il rinnovo dei membri della Camera dei Deputati.
Il ruolo di Fanpage.it nell'inchiesta Sma Campania
Per andare alla radice del bubbone esploso oggi occorre fare un esercizio di memoria: Fanpage.it pubblicò 5 anni fa "Bloody Money" indagine sul traffico di rifiuti e sul sistema della corruzione politica che c'è dietro: gare truccate, sversamenti illeciti e tangenti.
Non solo i risultati ma anche il metodo suscitò interesse: il giornale per 6 mesi infiltrò una sua fonte, Nunzio Perrella, ex collaboratore di giustizia, nel giro dei «faccendieri» che gravitano intorno alla Regione Campania. Le conseguenze furono devastanti:
Dopo aver messo in giro la voce che eravamo interessati a partecipare allo smaltimento dei rifiuti, siamo riusciti a sederci ai tavoli delle trattative più importanti: quello che abbiamo scoperto ha aperto un'indagine della magistratura.
Furono in quella fase indagati anche l'allora direttore di Fanpage.it Francesco Piccinini e il giornalista Sacha Biazzo, per «induzione alla corruzione». L'accusa cadde: fu riconosciuto dai magistrati che i giornalisti agirono allo scopo di «denunciare all’opinione pubblica uno dei più gravi fattori di inquinamento della vita pubblica».
Le reazioni all'inchiesta di Fanpage.it
L'inchiesta e l'utilizzo di un infiltrato suscitarono vivace dibattito – in alcuni casi determinando pesanti accuse nei confronti dell'attività giornalistica di Fanpage.it – sia nel mondo politico e giudiziario che in quello giornalistico.
Oggi, 20 febbraio 2023 il giudice per le indagini preliminari, Antonio Baldassarre nell'ordinanza – circa 180 pagine – sul caso Sma Campania, riconosce il lavoro giornalistico di Fanpage.it come elemento fondante dell'inchiesta odierna ma pure quella del 2018 specifica sui fanghi di depurazione:
Nel passare all’esposizione delle acquisizioni investigative funzionali alle imputazioni che precedono, si impone infine un’ulteriore premessa, in relazione ai riferimenti al servizio di Fanpage che, come si vedrà, compaiono in molte delle dichiarazioni testimoniali e interrogatori […].
Si tratta dell’inchiesta giornalistica condotta della testata informatica Fanpage.it, denominata Bloody Money, che aveva avuto un notevole risalto mediatico con importanti ricadute anche nel mondo della politica regionale.
Era accaduto, infatti, che nel febbraio 2018 Fanpage.it aveva portato alla luce numerosi profili illeciti inerenti il business dello smaltimento dei fanghi di depurazione in Campania e altri profili corruttivi, poi sfociati nell’indagine e nel processo.
Quali furono le conseguenze di Bloody Money
Il clamore suscitato dall'inchiesta giornalistica a puntate ebbe ripercussioni immediate. Oggi i magistrati le annotano come elementi che aiutano a mostrare la preoccupazioni di alcuni degli indagati per le condotte giudicate penalmente rilevanti (non ci sono ancora rinvii a giudizio né processi, è bene ricordarlo):
L'ordinanza spiega chiaramente le reazioni alla video inchiesta in più puntate:
le trattative “false” portate alla ribalta dall’inchiesta giornalistica costituiscono uno spaccato alquanto realistico delle dinamiche proprie delle partecipate regionali, così che molte dichiarazioni e commenti non distinguono gli accadimenti veri da quelli simulati propri dell’inchiesta giornalistica.
I politici, secondo l'accusa, dovettero prendere le distanze:
alle reazioni pubbliche da parte di diversi esponenti politici in vario metodo e a vario titolo coinvolti con i rispettivi entourage in quelle rivelazioni, con la necessità da parte degli stessi di marcare un distacco e di simulare una sorpresa verso i fatti.
La constatazione finale è degli inquirenti: sostengono che nel lasso di 5 anni pur con l'inchiesta giornalistica e l'inchiesta giudiziaria in essere, «non s’è registrato alcun mutamento di atteggiamenti» di alcuni degli indagati. Un elemento sul quale riflettere.