Quando Gaetano Manfredi fa un mezzo passo indietro e uno di lato rispetto alla sua candidatura a sindaco di Napoli utilizza un termine da anni Novanta, pesantissimo se collocato in una città come questa: «Mani libere». Dice testualmente così:
A Napoli servono anche risorse umane di primo livello, decise a impegnarsi per la rinascita della città, a cominciare dalla giunta comunale, che dovrà essere di altissimo profilo e con le mani libere.
È un parlare a nuora affinché suocera intenda: altro che rifiuto, Manfredi sta dettando le sue condizioni per fare il candidato sindaco di Napoli. E forse intende accartocciare una lista di assessori che qualcuno gli ha già messo in tasca.
Se è vero che l'uomo è misura di tutte le cose, se esistono i nomi di «altissimo profilo» chi sono quelli di bassissimo profilo? E chi sono quelli con le mani legate in contrapposizione alle risorse dalle mani libere?
Manfredi è il primo candidato che ha ricevuto la ‘bussata' della politica napoletana. Le pressioni per la sua candidatura sono state avanzate da quell'area di centrosinistra che individua nel suo leader incontrastato Vincenzo De Luca, il presidente della Regione Campania.
Ed è un fatto che la Regione sia l'unico ente capace di programmare, decidere, orientare il futuro del suo capoluogo. La verità è che se Napoli non esce dal rischio fallimento il vero sindaco sarà la Regione di De Luca.
Dunque cosa chiede Manfredi pur senza esplicitarlo? Che Vincenzo De Luca non sia il sindaco-ombra di Napoli. Un amministratore locale senza risorse ha due strade: o fa come Luigi De Magistris cioè, letteralmente, fa finta di niente, fedele al motto too big to fail, oppure cerca una strada per uscirne.
Ma da candidato, non ponendo condizioni vincolanti prima di aver accettato.