Simone, il titolare della pasticceria chiusa dopo la delibera Unesco: “Un sogno è diventato incubo”
«Mi hanno chiuso la caffetteria-pasticceria a causa della delibera per il centro storico Unesco, ma io ho sempre avuto i documenti in regola. L’investimento è partito il 5 giugno 2023, quando questa delibera non esisteva ancora. Abbiamo avviato le pratiche mesi prima che il Comune cambiasse le regole. Io ho 26 anni. Ho investito migliaia di euro in questa attività, ho assunto 8 dipendenti. Pago 4.000 euro di affitto ogni mese per quel locale. E da un giorno all'altro mi sono trovato in un mare in tempesta. Dal sogno della vita si è trasformato in un incubo. Non sapevamo nulla di questa delibera del Comune di Napoli. Abbiamo subito un'ingiustizia»
A parlare a Fanpage.it è Simone Sindaco, giovane imprenditore della ristorazione, già titolare del Romano Cafè in via Carducci, e co-proprietario del Caffè-Pasticceria Bistrot "Eccellenze Napoletane", il locale di via Santa Brigida, da poco inaugurato, e chiuso ieri dalla Polizia Locale di Napoli, a seguito della delibera a tutela del centro storico Unesco, approvata dal Comune a luglio 2023.
Il bar di Simone Sindaco non ha nulla che non va. Sono state presentate tutte le richieste e ottenute tutte le autorizzazioni. C'è solo un problema. La nuova delibera del Comune (la delibera di giunta 246 del 21 luglio 2023) ha bloccato per 3 anni le nuove aperture nel centro storico di Napoli di locali del food (attività di somministrazione e di vicinato alimentare). Un provvedimento simile a quello preso da altre città d'arte in Italia, come Firenze, per difendere le attività produttive tradizionali.
A Napoli il primo locale bloccato è stata la pasticceria Scaturchio in via San Gregorio Armeno. In quel caso, però, la delibera comunale aveva posto anche dei paletti più stringenti, in quanto la strada è stata sottoposta a vincolo commerciale, per tutelare le antiche botteghe artigianali dei presepi. Scaturchio ha fatto ricorso, ma è stato respinto dal Tar. La seconda pasticceria chiusa è quella di via Santa Brigida, dopo il provvedimento con il quale il Suap, lo Sportello Unico Attività Produttive, ha sancito l’inefficacia della Scia, ovvero, l'atto che sancisce l'inizio di una attività commerciale.
Simone, perché ha deciso di aprire questo locale?
Io gestisco già un altro caffè in zona Chiaia. Ma il mio sogno è sempre stato quello di avere una attività al centro storico, nei pressi di via Toledo. Ho avuto la fortuna di incontrare l'imprenditore edile Castaldo, mio socio, che ha creduto in questo progetto e mi ha voluto aiutare a realizzarlo. Ma da un sogno, questa iniziativa si sta trasformando in un incubo.
Ci racconta com'è andata?
Abbiamo investito somme importanti in questo caffè-pasticceria. Abbiamo pagato fornitori, professionisti e comprato l'arredamento ben prima della delibera del Comune. Ho le spese di apertura da pagare ancora fino a giugno. Pago 4mila euro al mese di fitto. Come si fa a resistere con il locale chiuso? Veramente adesso non so che fare. Da giovane imprenditore rischio di diventare un cattivo pagatore. È una situazione assurda, che non mi spiego.
Non sapeva della delibera centro storico Unesco del Comune di Napoli?
Assolutamente no. L'investimento è iniziato ben prima rispetto a quando è stata approvata la delibera. Ma anche le autorizzazioni le abbiamo avute prima. Il nostro contratto di affitto risale al 5 giugno 2023. La società è stata costituita il 20 giugno. Abbiamo inviato la Cila al Comune il 27 giugno. Senza contare che in quel locale già prima c'era un bar. Non capisco perché il Comune abbia accettato la Cila (Comunicazione inizio lavori asseverata ndr.) di inizio lavori, se poi sapeva che di lì a poco avrebbe bloccato tutto. Invece non ci hanno detto niente, ci hanno fatto assumere il personale e fare i lavori. Non si fa così. E, anche dopo, l'amministrazione ha dichiarato pubblicamente che ci sarebbero state norme transitorie, che sarebbe stato tutelato chi aveva già investito. Perché poi è successo questo? È una doppia cattiveria.
Quando avete inaugurato il locale?
Il 3 novembre scorso. Sembrava fosse tutto a posto, invece, poi, dopo una quarantina di giorni ci hanno rigettato la Scia. Quando abbiamo ricevuto la posta certificata del Comune poi abbiamo chiuso. Già da lunedì scorso l'attività è stata sospesa. Quando sono venuti i vigili l'attività era già chiusa.
Adesso pensate di fare ricorso?
Sì, abbiamo già parlato con l'avvocato, che ha presentato un parere pro veritate al Comune. Chiediamo solo di essere ascoltati per dimostrare che c’è stato un errore. Abbiamo tutte le carte in regola, vogliamo solo fare la nostra attività e accogliere turisti e cittadini.