Si procura un aborto coi farmaci, arrestata per infanticidio la donna trovata con un feto in un sacchetto
Avrebbe assunto un alto quantitativo di un farmaco antinfiammatorio con l'intenzione di provocarsi un aborto; le compresse avrebbero causato l'interruzione di gravidanza, con conseguente espulsione del feto di circa 20 settimane. Con l'accusa di infanticidio è stata sottoposta a fermo la 40enne di origini marocchine e irregolare in Italia che la sera del 3 agosto era stata soccorsa semi svenuta tra le strade di Casal di Principe, in provincia di Caserta, trovata con un sacchetto in cui aveva il feto appena espulso.
La 40enne era stata trasportata con un'ambulanza del 118 all'ospedale di Aversa, dove era stata ricoverata in prognosi riservata e dove è rimasta in osservazione fino a questa mattina. La Procura aveva aperto un'inchiesta e disposto il sequestro del feto in vista dell'autopsia. Le indagini, svolte dai carabinieri della Compagnia di Casal di Principe e da quelli della stazione locale, si sono focalizzate dai primi momenti sui sopralluoghi e sui reperti di tracce biologiche rinvenuti presso l'abitazione della donna e sull'analisi di alcune chat su WhatsApp.
Secondo la tesi investigativa l'aborto sarebbe stato volontario, utilizzando un farmaco che aveva tra gli effetti collaterali quelli abortivi, e sarebbe avvenuto in un appartamento di via San Nicola, nelle immediate vicinanze del luogo dove la donna era stata soccorsa. Al termine delle indagini, coordinate dalla Procura di Napoli Nord, è arrivato il provvedimento di fermo. Ulteriori indagini sono in corso per ricostruire nei dettagli la dinamica e per identificare il padre del feto ed eventuali altre persone coinvolte nell'aborto.