Sfrutta Napoli: così il turismo sta aggredendo la città. Anche le case del Comune diventano Bnb
Sfruttanapoli. Ovvero il processo di turistificazione che sta investendo Napoli sta cambiando per sempre il volto della città. Dal centro alla periferia non ci sono più case disponibili per i residenti ed il mercato delle locazioni è praticamente impazzito. Ma non solo le case, ogni spazio è ormai messo a disposizione dei turisti: i bassi, anche quelli senza abitabilità, gli scantinati, i ripostigli. Le cronache ci raccontano di bed and breakfast realizzati ovunque e anche di prezzi folli per gli affitti anche di singole stanze in condivisione. Un processo che si può definire di aggressione alla città, dove ogni spazio viene occupato per creare rendita.
Come vi dimostreremo anche le proprietà del Comune di Napoli sono illegalmente inserite nelle piattaforme online per l'affitto di case vacanze, mentre a Palazzo San Giacomo le misure per dare regole chiare a questo processo scarseggiano. Ma anche le grandi proprietà non sono da meno. A Napoli sono gli ordini religiosi a detenere una parte molto rilevante del patrimonio immobiliare della città. Appartamenti spesso frutto di lasciti di famiglie benestanti che donavano agli enti religiosi i loro averi per aiutare poveri e senza fissa dimora.
In tante di queste proprietà gestite dalle Arciconfraternite oggi ci sono case vacanze e prezzi tutt'altro che calmierati. Altro che accoglienza gratuita ai poveri. Infine, ci sono i gruppi privati che stanno investendo nell'acquisto di interi immobili attualmente abitati da inquilini. La pratica è semplice: devono andare tutti via per fare spazio alle case vacanza. Vi portiamo in un viaggio che ci racconta come il turismo senza regole sta modificando in maniera radicale la qualità della vita dei napoletani.
Napoli peggio di Venezia: "Superati gli annunci, siamo a oltre 10 mila"
Per dare due numeri plastici di cosa sia il processo di turistificazione della città basta citare due dati. Il primo ce lo da la rete Set, impegnata in tutta Italia proprio nella salvaguardia del diritto all'abitare contro la speculazione turistica. Nel secondo semestre del 2023, a Napoli, le case tolte dal mercato delle locazioni per residenti e inserite nel mercato turistico sono oltre 1.000. Il secondo dato è che Napoli ha superato Venezia.
Mentre per la città della laguna gli annunci sulla piattaforma AirBnb si fermano a 7.800 (in una somma che comprende Mestre, Marghera e la zona della laguna), Napoli invece arriva a 10.400. Un dato che dimostra anche come si sia arrivati ad un punto in cui l'offerta turistica rischia di superare la domanda.
A consegnarci il dato è Alessandra Esposito, ricercatrice dell'Università di Roma Tre, studiosa dell'impatto del turismo sulla città di Napoli. "Il mercato è completamente drogato dal boom turistico – spiega la Esposito – qualsiasi tipo di spazio è usato per l'estrazione della rendita. Non ci sono politiche pubbliche che scoraggino in alcun modo questo tipo di processo, quindi è evidente che siamo in una situazione sbilanciata gravemente a favore della rendita". Un mercato che ha ancora troppe poche regole che non solo tutelino i residenti, ma che garantiscano trasparenza e legalità.
"L'aggressione agli spazi fisici è una realtà e riguarda le case. Abbiamo mappato palazzi in centro storico dove ormai non è che c'è uno o due b&b ma cinque, sei, una pressione che è insostenibile" ci spiega Chiara Capretti della rete SET "Questo mercato è completamente senza regole – sottolinea – siamo in questa fase in un aumento esponenziale di case vacanze, visto anche che attualmente per aprire questo tipo di attività non è richiesto nulla. Basta registrarsi su una piattaforma e mettere l'annuncio".
La piattaforma AirBnb ha introdotto il meccanismo del codice che deve essere concesso dalle amministrazioni comunali. Ma mentre negli uffici pubblici la procedura funziona a rilento, sembra che tutti abbiano dimenticato che per affittare una casa vacanze non esiste solo Air b&b. Da Booking.com fino a Expedia hotels, sono decine le piattaforme online su si trovano le case vacanze. E basta solo mettere un annuncio e due foto. Ma qual è il risultato di questo mercato senza regole?
Le case del Comune affittate illegalmente: il centro è pieno
Mappando il territorio ci siamo messi a studiare, a partire dagli annunci non solo di Air b&b, ma anche delle altre piattaforme online per case vacanze, le proprietà dei beni. Quello che abbiamo scoperto lascia davvero interdetti. Ci sono case di proprietà del Comune di Napoli che sono state illegalmente messe in affitto come case vacanze. I prezzi? Alle stelle: fino a 200 euro a notte in un basso di via Santa Maria Ognibene. La casetta, nella parte alta della strada a pochi passi da via Toledo, dall'esterno appare completamente ristrutturata. Mattonelle bianche, porta blindata, illuminazione esterna e tanto di targa. Nelle recensioni si parla anche della gentilezza dei gestori.
Peccato però che la proprietà è del Comune di Napoli e quella casa è stata illegalmente messa in affitto. Stessa storia poco più giù in Vico Vacche a San Liborio, un vicoletto a 50 metri da Piazza Carità, centralissimo. Anche questo basso che è affittabile come casa vacanze, risulta in realtà di proprietà del Comune di Napoli. La zona dei decumani non è da meno. In Vico Pallonetto a Santa Chiara, la strada parallela a via Benedetto Croce che collega piazza del Gesù a Piazza S.Domenico. Qui c'è un palazzo in cui ci sono diverse proprietà del Comune di Napoli. Anche quella al primo piano, dove però c'è una casa vacanze.
Da alcuni controlli abbiamo potuto riscontrare che il nome della casa vacanze coincide con il cognome della famiglia a cui è assegnato l'alloggio, la quale a sua volta risulta morosa nei confronti del Comune di Napoli. Una situazione che ha dell'incredibile. Ma se Fanpage.it in poche settimane è riuscita a trovare e verificare ben 3 appartamenti del Comune di Napoli affittati illegalmente come case vacanze, quanti ce ne saranno in città? Lasciano perplessi le parole dell'Assessore al Turismo, Teresa Armato, che pochi mesi fa intervistata da Fanpage.it parlava di un software in possesso del Comune che servirebbe proprio per scovare i b&b illegali.
I b&b dei preti: "I ricchi li donavano per i poveri, ora vanno ai turisti"
Basta seguire quelli che sono i grandi padroni di casa della città per comprendere come i processi di rendita oggi si siano completamente spostati dall'affitto ai residenti a quello per i turisti. Se il patrimonio pubblico comunale è un pezzo importante degli immobili della città, le proprietà della Chiesa, intesa come ordini religiosi e arciconfraternite non è da meno. Sono tantissime le case di proprietà di enti religiosi a Napoli. E tante di queste oggi sono al servizio dei turisti.
Elena Coccia, avvocata napoletana, esponente della sinistra, vicesindaca nella giunta di Luigi De Magistris, sta raccogliendo negli ultimi mesi tanti assistiti tra gli inquilini di appartamenti di proprietà di arciconfraternite a cui è stato chiesto di lasciare la casa per fare spazio ad attività ricettive. "Molte proprietà delle arciconfraternite sono già diventate dei bed and breakfast – spiega a Fanpage.it – molte di queste case che compongono il patrimonio immobiliare delle arciconfraternite, derivano da lasciti di persone anche ricche, che in questo modo pensavano di fare del bene per i poveri, per accogliere chi non aveva possibilità. Purtroppo i poveri sono i primi a essere scacciati". Ed infatti basta fare dei controlli per capire quanto le arciconfraternite e gli istituti religiosi si siano votati al turismo piuttosto che a dare una casa a chi ha poche possibilità.
In un palazzo, un tempo nobiliare, di Piazza Cavour, c'è una grande casa vacanze con diverse stanze, un intero piano ad uso turistico, con tanto di reception e servizi per l'utenza. La proprietà è dell'Arciconfraternita dei padri Pellegrini, tra i principali padroni di casa della città. Il palazzo fu donato dalla famiglia Trabucco all'Arciconfraternita nei primi anni del ‘900, proprio come opera di bene. Ma non è il solo caso, a vico Paladino c'è il palazzo dove ci sono le proprietà dell'Istituto Pennese di Portici, nato nel 1937 dal lascito della Marchesa Pennese alla Chiesa di Napoli, per dare ricovero e accoglienza a poveri e orfani. Oggi anche in questo palazzo ci sono le case vacanza.
In via S.Anna dei Lombardi c'è il palazzo che ospita l'Arciconfraternita di S.Anna e S.Carlo Borromeo, e qui proprio accanto alla loro sede, nella loro proprietà, c'è un b&b. Nello stesso palazzo hanno sede tutte le Arciconfraternite commissariate, un insieme di porte una dopo l'altra tutte al secondo piano, compreso il b&b dell'arciconfraternita.
Il caso della signora Rita Ciotola, è un paradigma del fenomeno. La signora vive in vico dei Majorani da 50 anni, in una casa della Curia di Napoli. Come abbiamo potuto constatare le condizioni dell'appartamento sono terribili. Muffe, infiltrazioni, intonaci cadenti, crepe. "Io qua pagavo 450 euro al mese, e mi hanno chiesto un aumento fino a 550 euro al mese. Io gli ho detto che non posso pagare e mi hanno detto di lasciare la casa ed andare via" ci racconta. Ma l'avvocato Coccia ci svela un retroscena inquietante: "Un parente della signora Ciotola, dopo la scadenza del contratto di affitto, riceve una telefonata da un'agenzia immobiliare che gli dice che vuole comprare l'appartamento per farne casa vacanze e chiede di essere agevolate nella liberazione dell'immobile".
L'assalto dei privati: il caso di Piazza Garibaldi
Se vogliamo dividere la proprietà immobiliare napoletana in tre segmenti, se uno è quello pubblico e l'altro è quello ecclesiastico, l'ultimo è sicuramente quello privato. Ma di quali privati? "Napoli è una città di affittuari – ci dice Alessandra Esposito – se guardiamo i dati ISTAT sulla condizione socio economica della città di Napoli, il 69% del territorio comunale è classificato come aree popolari abitate da giovani famiglie in affitto". Ad avere un ruolo nel processo speculativo non è certo chi abita nella sua casa di proprietà, o chi al massimo ne ha due, che, visti i dati, rappresenta una percentuale davvero esigua della proprietà immobiliare napoletana. Parliamo di gruppi imprenditoriali che stanno acquistando interi palazzi e gran parte di essi per volgerli ad uso turistico.
Via Bologna affaccia su Piazza Garibaldi, la piazza di accesso alla città, dove c'è la stazione centrale, il capolinea della metropolitana ed a due passi l'uscita dell'autostrada. Una via che oggi è popolata principalmente di botteghe di arte africana, gestite principalmente dai senegalesi che negli orari diurni fanno il mercato etnico su questa strada, o da negozi di Kebab. Proprio questa zona sarà interessata da nuovi progetti di rigenerazione urbana, con la costruzione della nuova sede della Regione Campania, l'interramento dei binari della Circumvesuviana, e nuove aree da lottizzare.
È in questa via che ci sono le proprietà della MC Immobiliare, una società fondata dai fratelli Mugnano, imprenditori delle pentole della provincia di Napoli e titolari della "Accademia Mugnano". Le loro proprietà si sondano su via Bologna, tra i locali commerciali e appartamenti in alcuni palazzi, ma trovano concentrazione soprattutto su uno stabile. Qui ci vivono molte famiglie di migranti, soprattutto dell'est Europa. A quanti di loro sono in scadenza di contratto la società proprietaria della casa ha comunicato che devono lasciare l'appartamento perché devono farci dei b&b. Olga Mudryk vive da oltre 25 anni in Italia e abita proprio in una di queste case di via Bologna della MC Immobiliare. Dal balcone di casa sua ci mostra come nei palazzi intorno sia un continuo di lavori di ristrutturazione per fare posto alle case vacanza. Le condizioni della sua casa sono terribili.
Anche qui: infiltrazioni, muffe, cavi scoperti, crepe nei muri. "Noi sono anni che chiediamo che facciano i lavori, ma non fanno mai niente. Ora ci hanno detto che dobbiamo lasciare la casa alla fine del contratto perché devono farci dei b&b, e prima devono fare i lavori". Se lo chiedono gli inquilini, magari migranti, i lavori non si fanno, ma se si deve investire sul turista allora si. Quello che sta avvenendo a via Bologna con l'espulsione dei residenti per fare posto ai bed and breakfast è quello che a macchia di leopardo si vive in tutta la città.
Le due città del turismo: una parte lo subisce, l'altra ci guadagna
Alessandra Esposito ha incrociato i dati sulle case vacanze raccolte nel suo libro "Le case degli altri", con i dati ISTAT sulla condizione economica dei napoletani. "Tracciando una linea immaginaria da Castel Sant'Elmo al Vomero a Castel dell'Ovo sul mare, vediamo che una parte di città che si affaccia su Posillipo e Margellina, arriva a oltre 40 mila euro di reddito annuo, ed ha su questo territorio una scarsa concentrazione di case vacanze. L'altra metà, quella che si affaccia sul porto, ha un reddito medio annuo che non arriva a 13 mila euro, ed è quella con la maggiore concentrazione di case vacanze e b&b. Parliamo dei quartieri Avvocata, Montecalvario, S.Lorenzo, Porto, Mercato, questa parte della città" ci spiega.
"Ogni settimana in città c'è uno sfratto di soggetti fragili – racconta Chiara Capretti della rete SET – soggetti multiproblematici che non possono pagare affitti alti, che vengono espulsi dalle loro abitazioni, che intanto diventano case vacanze e b&b, e che non possono rivolgersi all'housing sociale, semplicemente perché non esiste, ma nemmeno all'edilizia residenziale pubblica, perché le graduatorie non scorrono. Che fine fanno queste persone? Semplicemente vengono cacciate dalla città". Quando la speculazione immobiliare non si immette esclusivamente nel mercato turistico, riflette gli stessi prezzi sul mercato delle locazioni. "L'ultimo annuncio shock che ho visto – continua – è di 850 euro al mese per una stanza in condivisione, senza piano cottura, a via Mezzocannone".
Appare evidente che Napoli sta subendo uno stravolgimento importante a causa del processo di turistificazione, in un meccanismo che non distribuisce affatto ricchezza. "Chi oggi lavora in un b&b, oppure fa le pulizie, o lavora in un bar del centro per turisti, non si può permettere di vivere a Napoli – sottolinea Capretti – secondo gli studi delle agenzie immobiliari, oggi un affitto in centro storico grava sul reddito medio annuo fino al 60% dell'intero stipendio. Il turismo non sta distribuendo alcuna ricchezza".
E chi governa la città? Al di là di annunci su improbabili software che servirebbero a scovare le illegalità, la giunta Manfredi ha prodotto quasi nulla sul tema. "Quello che chiediamo al Comune – dice Capretti – vista la speculazione in atto, il mercato è già alla sua saturazione ed è impensabile credere di poter utilizzare il turismo come unico volano di sviluppo della città. Per questo chiediamo una limitazione, un tetto, per tutte le licenze concesse per b&b e case vacanze, per tutto il settore extra alberghiero. Questa non è una forma di sviluppo sana della città".
Ma cosa resterà di Napoli dopo questo tornado turistico? L'immagine ce la consegna Coccia: "Nel 1995 il centro storico di Napoli è stato dichiarato patrimonio mondiale dell'Unesco, ma non solo per i suoi monumenti, anche per i suoi abitanti, per il contesto che c'è ancora oggi nel centro di Napoli. Ma se noi queste persone le deportiamo a 30 km dalla città, perché qui non riescono più a vivere come fu nel dopo terremoto, come resterà?".