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Guerra in Ucraina

Sergej, il ritorno in Ucraina per andare a combattere: “Devo andare a difendere il mio Paese”

Sono 70 mila gli ucraini che stanno tornando nel proprio paese per andare a combattere contro i russi. Anche dall’Italia partono in tanti, come Sergej che dalla provincia di Caserta, torna in patria per imbracciare il fucile.
A cura di Antonio Musella
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Ha portato con se lo stretto indispensabile Sergej Volovednik, 47 anni, cittadino ucraino in Italia che sta rientrando nel suo paese per andare a combattere con la resistenza contro l'invasione russa. Per diversi anni ha lavorato in Italia, in provincia di Caserta, poi è rientrato in patria per ritornare da noi lo scorso anno. E' uno dei 70 mila cittadini ucraini che vivono all'estero che stanno rientrando in patria dopo la formazione della legione straniera da parte del presidente Zelensky, necessaria per inquadrare militarmente tutti i volontari che stanno rientrando. Il viaggio parte da Casapesenna (Ce), e dopo una tappa ad Aversa (Ce), la direzione sarà quella del confine polacco – ucraino. Da lì in poi, una volta rientrato in Ucraina, non sa ancora quale sarà il suo percorso.

"Tutti troviamo il coraggio per il nostro Paese"

"Mio figlio più piccolo sta venendo qui in  Italia per mettersi in salvo, mentre quello più grande è rimasto in Ucraina e io lo raggiungerò, sperò però di dover combattere solo io" spiega Sargej a Fanpage.it. La partenza sarà con un van, cinque posti a sedere e tutto lo spazio per caricare gli aiuti che sono stati raccolti presso la parrocchia S.Elena di Casapesenna, sia dalla comunità ucraina che dai cittadini italiani che stanno mandando aiuti umanitari. Ci sono coperte, materassini sottili, ma anche medicine, farmaci, bende e cerotti. Mentre una catena umana fatta da italiani e ucraini carica il van, Sergej prende il suo zaino. "Ho fatto il militare nell'esercito ucraino 26 anni fa, non ho mai fatto la guerra, ma in questo momento tutti dobbiamo trovare il coraggio, è il nostro paese, la nostra terra, tutti dobbiamo difenderla" ci spiega. Non sa ancora quale sarà il suo percorso: "Una volta arrivato mi diranno cosa fare". Lo scenario che aspetta il quarantasettenne è quello dei bombardamenti e di una guerra che nelle città si sta svolgendo strada per strada. "Tutti siamo preoccupati, ma siamo una nazione, dobbiamo mobilitarci, la mia famiglia è a Chernivtsi ma in questo momento da loro fortunatamente non stanno bombardando, la situazione è più tranquilla per ora".

"Anche i bimbi che rubano le auto ai russi danno una mano"

"Spero di farcela, spero di essere in grado" ripete Sergej, l'apprensione, l'ansia e la paura sono sentimenti umani che vengono però superati dal coraggio. Mentre parliamo è attaccato a telegram da dove arrivano le ultime notizie dalle chat ucraine, e ai siti dei giornali ucraini. "La situazione cambia di ora in ora, devo capire bene cosa succede" ci spiega. Intorno ci sono molte ragazze che finiscono di impacchettare in fretta gli scatoloni con gli aiuti stipati nella sala parrocchiale. "Noi non partiamo ma siamo con loro, e con tutto il nostro popolo che si sta difendendo" ci dicono. Sergej non sa molto della legione straniera: "Non so come funziona, ho sentito questa cosa in Italia, ma vedi non solo quelli che tornano stanno combattendo, sta combattendo tutto il popolo, anche le donne, anche i bimbi che rubano le macchine ai russi stanno combattendo". Le immagini delle ragazze che tirano le molotov contro i carri armati russi sono arrivate anche in Italia. Un birrificio ucraino ha sospeso la produzione, trasformandola in produzione di molotov da lanciare contro i russi. Si combatte con tutti i mezzi possibili. Quando il furgone è carico, si è pronti per partire. Alla guida del van c'è Dynam, anche lui vive in provincia di Caserta, prova a dare una mano come può. Le mani segnate dal lavoro nei campi, affronterà un viaggio di 20 ore fino al confine polacco per lasciare Sergej e gli aiuti ad un altro van e poi tornare indietro.

"Slava ukcraini, heroiam slava", lo slogan militare

Sergej, prima di partire, ci tiene a dirci qual è il motto che sta accompagnando i combattenti che resistono nelle città ucraine: "Slava uckraini è il nostro motto – ci dice – e tu devi rispondere heroiam slava". Significa "Gloria agli ucraini, gloria agli eroi". E' possibile ascoltarlo anche dalle immagini che arrivano dalle manifestazioni degli ucraini in giro per il mondo. Si tratta di un saluto delle forze armate ucraine, ma la sua origine è da ricercare alla guerra d'indipendenza degli anni '30 e '40 tra Ucraina e Unione Sovietica. Lo slogan era usato dall'esercito insurrezionalista di Stepan Bandera, collaborazionista dei nazisti durante la seconda guerra mondiale e divenuto oggi simbolo dei nazionalisti ucraini, un magma politico da cui trae origine anche la brigata Azov, composta da neo nazisti che ha base nella città di Mariupol nell'est dell'Ucraina ai confini con il Donbass indipendentista e filo russo. "Slava ukraini, heroiam slava" è tornato di moda come motto proprio dall'inizio della guerra con i separatisti del Donbass nel 2014. Oggi, con la guerra in casa, con le bombe russe che cadono, tutto si mischia ed ogni spirito patriottico si esalta, stemperando le differenze politiche. E' il frutto della guerra, dove anche chi nazionalista non era, si trova a difendere la propria terra.

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