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Sequestro lampo del 15enne a Napoli: il fermato aveva il telefono con cui è stato chiesto il riscatto

Oggi l’udienza di convalida per il 24enne accusato di avere preso parte al sequestro del figlio dell’imprenditore a San Giorgio a Cremano; l’uomo è un ex dipendente del padre.
A cura di Nico Falco
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Un frame del sequestro ripreso dalle telecamere di sorveglianza
Un frame del sequestro ripreso dalle telecamere di sorveglianza

Quando i poliziotti lo hanno bloccato, Antonio Pacheco Amaral de Oliveira aveva con sé il telefono usato dai rapitori per tenersi in contatto con la famiglia della vittima. È uno degli elementi che hanno portato al fermo per il 24enne, ritenuto coinvolto nel sequestro lampo del 15enne a San Giorgio a Cremano ed ex dipendente del padre della vittima; l'uomo comparirà oggi davanti al gip per l'udienza di convalida del provvedimento. Le accuse nei suoi confronti sono di sequestro di persona a scopo estorsivo con l'aggravante della modalità mafiosa, reato commesso in concorso con altri che al momento restano da identificare; le ultime fasi del sequestro sono state immortalate da una telecamera di sorveglianza: si vede il ragazzino trascinato nell'auto e almeno due criminali.

Il telefono usato dai rapitori per il riscatto

Il 24enne, a quanto si apprende, era in possesso del telefono cellulare usato dai rapitori. E si tratta di un dispositivo fondamentale nella vicenda: il padre era stato contattato subito dopo il sequestro su WhatsApp e, fino alla liberazione, la chat è andata avanti (sotto la supervisione della Questura di Napoli) tra richieste di denaro e indicazioni sull'appuntamento. Amaral de Olivera avrebbe ammesso il proprio coinvolgimento ma senza dare indicazioni sui complici; il ritrovamento del cellulare nelle sue disponibilità, seppur collegandolo al rapimento, non esclude che durante la trattativa fosse stato usato da altri.

Chi è il 24enne fermato per il sequestro

Nato nel 1991 ad Amburgo, in Germania, Amaral de Olivera ha origini sudamericane ma ha sempre vissuto a San Giorgio a Cremano. E qui era entrato in contatto con l'imprenditore, proprietario dell'autonoleggio in cui aveva per un periodo lavorato come operaio. Appare quindi certo che conoscesse la famiglia, e che pensasse di poter ricavare un bel po' di soldi: il riscatto chiesto era di un milione e mezzo di euro.

L'uomo è stato fermato mezz'ora dopo il rilascio del ragazzino, liberato nei pressi di un'area di servizio a Licola. Ed è stato lui a rivelare la posizione dell'appartamento dove il 15enne era stato tenuto sequestrato dalla mattina; nella casa, nel quartiere napoletano di Barra, è intervenuta la Polizia Scientifica alla ricerca di tracce dei sequestratori e sono stati trovati particolari a riscontro del racconto della vittima come la sedia su cui era stato legato e pezzi del nastro adesivo utilizzato per immobilizzarlo.

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