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Sequestro da mezzo milione a Benevento: bar e ristoranti aperti coi soldi della droga

Due bar e un ristorante sono stati sequestrati a Benevento nell’ambito di una inchiesta sul reimpiego di capitali illeciti: le attività sono riconducibili al pregiudicato locale Salvatore Polizia, che secondo gli inquirenti le avrebbe avviate reinvestendo i capitali provenienti da droga, usuare ed estorsioni. L’uomo è stato arrestato, 5 persone denunciate per intestazione fittizia di beni.
A cura di Nico Falco
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immagine di repertorio
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Un bar in zona Mercato, un altro nei pressi del Duomo, un ristorante in via Marmorale: parte di un piccolo impero imprenditoriale a Benevento dal valore di oltre 500mila euro, finiti sotto sequestro perché, ritengono gli inquirenti, avviati con soldi provenienti da attività illecite come usura, estorsione e spaccio di droga. Perno dell'inchiesta è Salvatore Polizia, 57enne pregiudicato di Benevento, non ritenuto associato a clan camorristici: per lui sono scattate le manette, è accusato di intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio.

L'operazione è scattata oggi, 1 febbraio, al termine dell'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento; la custodia cautelare in carcere, disposta dal gip di Benevento, e le misure cautelari di sequestro finalizzato alla confisca sono state eseguite dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e dagli agenti della Questura locali. Le indagini patrimoniali e le attività tecniche hanno trovato riscontro nelle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Secondo quanto ricostruito Polizia, pluripregiudicato e già condannato per reati di droga, usura ed estorsione, nel corso degli anni aveva cominciato a reimpiegare i proventi illeciti in attività legali, investendo nel settore della ristorazione.

Le forze dell'ordine hanno appurato che il denaro proveniente dalle attività illecite era stato usato per avviare diverse società, in modo da rendere più difficile il collegamento coi delitti, che venivano però intestate non a se stesso ma a famigliari, come la moglie e il figlio, stratagemma questo per aggirare le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione. Gli accertamenti hanno però dimostrato una forte sproporzione tra i redditi dichiarati e quelli reali, rafforzando l'ipotesi che i capitali iniziali provenissero proprio da droga ed estorsioni. Nel corso delle indagini sono state denunciate in stato di libertà 5 persone, accusate a vario titolo, in concorso, di intestazione fittizia di beni. Il sequestro riguarda tre imprese individuali e una società attraverso cui venivano gestiti i due bar e il ristorante, per un valore complessivo stimato in oltre 500mila euro; la gestione delle attività è stata affidata a un amministratore giudiziario.

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