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Sequestrato e seviziato dalla mafia nigeriana, i parenti costretti a inviare 1.500 euro

I carabinieri hanno arrestato un cittadino nigeriano, ritenuto a capo del gruppo “Eiye”; con altri complici avrebbe sequestrato un connazionale nel Casertano.
A cura di Nico Falco
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Armati di asce e machete, avrebbero rapito in un bar un loro connazionale e lo avrebbero tenuto sequestrato in una abitazione, costringendo i familiari a pagare 1.500 per il suo rilascio. Storia che arriva da Castel Volturno e che ha portato all'arresto di un cittadino nigeriano, ritenuto legato agli "Eiye – Supreme Eiye Confraternity", uno dei gruppi della mafia nigeriana attivi nel Casertano. L'uomo, raggiunto da una ordinanza cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, è gravemente indiziato per sequestro di persona a scopo di estorsione aggravata dal metodo mafioso, lesioni personali aggravate, rapina e violenza privata.

La mafia nigeriana nel Casertano

Il provvedimento è stato eseguito oggi, 12 febbraio, dai carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Casal di Principe. Nel corso delle indagini, svolte dagli stessi militari col coordinamento della Dda di Napoli nell'ottobre 2022, è stato monitorato il gruppo criminale Eiye, di cui l'indagato sarebbe il capo, che si spartisce numerose attività illegali come traffico di sostanze stupefacenti, sfruttamento di prostituzione ed estorsioni e sequestri ai danni di connazionali con altri gruppi criminali, denominati "Black Axe", “Vikings – Supreme Vikings Confraternity” e "Maphite".

Il sequestro in un bar di Casapesenna

L'indagato, insieme ad altre persone al momento non ancora identificate, avrebbe fatto irruzione in un bar di Casapesenna, avrebbe sequestrato la vittima e l'avrebbe portata in una abitazione di Casapesenna. Lì l'uomo sarebbe stato spogliato, picchiato e minacciato e tenuto sequestrato per una notte e sarebbe stato rilasciato soltanto quando i parenti in Nigeria avrebbero pagato, tramite bonifico, la somma di circa 1.500 euro.

Durante il rapimento l'indagato si sarebbe qualificato come capo degli "Eiye". L'appartenenza al gruppo criminale avrebbe consentito al gruppo di minacciare i familiari della vittima in Nigeria, prospettando anche rappresaglie nel Paese africano nel caso non avessero pagato il riscatto.

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