Sequestrano la figlia per la relazione con un ragazzo trans: “Genitori indifferenti a minacce di suicidio”

I genitori della giovane sequestrata in casa per la sua relazione con un ragazzo trans "sono rimasti indifferenti anche alla minaccia di suicidio della figlia", "avrebbero preferito passare "un guaio" piuttosto che tollerare la sua relazione con una coetanea omosessuale". A parlare è il maggiore Francesca Romana Ruberto, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Torre del Greco (Napoli), che ieri hanno arrestato in flagranza marito e moglie, di 47 e 43 anni, incensurati, per sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia.
La giovane, hanno ricostruito i militari, ieri sera era stata prelevata a forza dall'abitazione di un'amica a Sant'Antonio Abate e portata in casa, ad Ercolano, dove era stata tenuta sequestrata. Per localizzarla i genitori avevano usato un'app che le avevano installato nel cellulare, avevano seguito il segnale del gps. Ad avvisare i carabinieri era stata l'amica. La scena del sequestro è stata ripresa da alcune telecamere di sorveglianza, le immagini sono stata acquisite dagli investigatori. Dalle indagini è emerso che i genitori della 19enne avevano già minacciato di dare fuoco all'abitazione del ragazzo trans e per questo motivo i giovani erano andati a casa dell'amica.
Davanti all'abitazione di Ercolano i carabinieri hanno sentito le urla e il pianto di una donna provenire dall'interno e, con la bodycam in funzione, hanno fatto irruzione; hanno trovato la 19enne sul divano, tra le braccia della nonna materna, che piangeva disperata: le impedivano di uscire e di avere contatti con l'esterno. La ragazza ha raccontato che già da tempo i genitori la minacciavano e picchiavano per costringerla a interrompere quella relazione.
"Il rapporto risale a circa un anno fa – spiega il maggiore Ruberto – e la scorsa estate, quando ne sono venuti a conoscenza, hanno chiuso in casa la figlia e le hanno tolto il telefono per evitare che contattasse la fidanzata. Le consentivano di uscire solo in loro compagnia". La 19enne, aggiunge il comandante, "è provata, non voleva arrivare a denunciare i genitori per poter avere la sua libertà, ma è stata costretta e adesso sta male".