Sentenza Santo Romano, la mamma di Pio Maimone: “Dateli a noi, ci facciamo giustizia da soli”

Diciotto anni e otto mesi di reclusione, mentre la Procura ne aveva chiesti 17. Una pena che, per parenti e amici di Santo Romano, assiepati anche oggi davanti al Tribunale per i Minorenni di Napoli, è ritenuta troppo lieve. Quando si diffonde la notizia del verdetto è il momento della rabbia. Reazioni e sfoghi a favore di telecamera, per urlare contro quella sentenza considerata ingiusta, arrivano non solo da Filomena De Mare, la madre del 19enne, ma anche da Concetta Napoletano e Natascia Lipari, che, come lei, hanno perso un figlio in circostanze tragiche seppur profondamente diverse.
La fidanzata di Santo Romano: "La battaglia prosegue"
"Santo non c'è più, ci è stato strappato. Ma chi esce la sera, chi scende ancora in piazza, come me, come mio fratello, come mia sorella, è ancora in pericolo". A parlare, davanti al Tribunale, è Simona, la fidanzata del 19enne ucciso e per il cui omicidio è stato oggi condannato il 17enne. "Se lasciamo fuori individui del genere – prosegue la ragazza – e non consentiamo a queste persone di scontare una pena severa, che gli permetta di capire la gravità del reato e dello sbaglio che ha commesso, il danno che ha arrecato a tutti noi, purtroppo non ci sarà mai un cambiamento".
Anche la giovane ritiene che la condanna inflitta non sia sufficiente, benché, dice, sapeva che l'imputato avrebbe usufruito dei benefici del rito abbreviato (che prevede lo sconto di un terzo della pena). "Eravamo coscienti di questo – aggiunge – ma io mi aspettavo che gli dessero il massimo previsto. Adesso dobbiamo solo cercare di superare questa giornata, che è stata molto lunga e pesante, come fu per la prima udienza: ci abbiamo messo una settimana per riprenderci. Noi, però, non abbandoniamo la nostra battaglia, continueremo a portarla avanti con ancora più forza".
La madre di Francesco Pio Maimone: "Dateceli, ci prendiamo noi la giustizia"
Concetta Napoletano è la madre di Francesco Pio Maimone, il 18enne di Pianura ucciso da una pallottola vagante nel marzo 2023 tra gli chalet di Mergellina, a Napoli. Anche in quel caso a scatenare la rissa, e quindi i colpi di pistola, fu una scarpa pestata; con una differenza però sostanziale: Checco Maimone era del tutto estraneo alla lite, era seduto con alcuni amici quando il proiettile, esploso ad altezza uomo, lo ha centrato al petto. A premere il grilletto, Francesco Pio Valda, 19 anni, rampollo di un clan di Barra, di recente condannato all'ergastolo per questo omicidio.
Tre mesi fa, al momento della sentenza, la madre di Maimone si era mostrata soddisfatta. Uno stato d'animo completamente opposto a quello mostrato oggi davanti al Tribunale per i Minori: l'assassino, dice, "ha preso l'ergastolo ma non è servito a niente, perché a me nessuno ridarà indietro mio figlio". "Lo Stato non serve – aggiunge – perché non ce li danno a noi, a questi ‘scornacchiati'? Li uccidiamo noi, ce la prendiamo noi, la giustizia. Lo Stato non serve, non è mai servito".
La madre di Simone Frascogna: "Servono leggi americane"
Davanti al Tribunale per i Minorenni era presente anche Natascia Lipari, la madre di Simone Frascogna, lo studente di 19 anni ucciso il 3 novembre 2020 con 9 pugnalate a Casalnuovo (Napoli); il giovane, hanno ricostruito gli inquirenti, venne aggredito da tre coetanei durante una discussione nata per una precedente mancata. Esperto di arti marziali, riuscì a difendersi ma uno di loro tirò fuori un coltello. Per quell'omicidio è stato condannato a 30 anni di reclusione un 19enne.
"Lo Stato italiano non ci tutela e voi giornalisti lo dovete dire – ha detto Natascia Lipari – il delinquente in carcere costa soldi, lo Stato nasconde questo. Prendetevi le leggi americane. Alla Meloni sono cinque anni che lo dico: se fosse successo a te cosa avresti fatto? i nostri figli muoiono per colpa loro".
Rete Sicurezza Minori: "Legge arcaica e inadeguata"
Sulla sentenza è intervenuta anche la Rete per la Sicurezza Minori e Adolescenti, che ha lanciato un appello alla politica per chiedere "una riforma profonda e interventi strutturali sulle politiche giovanili". "Una sentenza che non rende giustizia – si legge nella nota, a firma di Nelide Milano, Ilaria Puglia e Barbara Tafuri – la somma di due reati gravissimi, un omicidio e un tentato omicidio, si traduce in poco più di 18 anni di detenzione. Di fronte a questo verdetto, non possiamo che condividere il dolore della famiglia di Santo Romano e provare una profonda frustrazione".
"Se esci di casa armato e scegli di uccidere una persona per una scarpa sporca – proseguono – le conseguenze sono praticamente nulle. Questa è la risposta dello Stato italiano alla famiglia di Santo Romano. Una risposta fredda, insufficiente e inaccettabile. Pur comprendendo che la pena inflitta sia superiore a quanto richiesto dalla Procura, resta comunque drammaticamente inadeguata rispetto alla gravità del crimine e alla sua dinamica. La verità è che la legge minorile è ferma a un tempo che non esiste più: va riformata e aggiornata, perché oggi non tutela le vittime, non educa, non dissuade. Lo Stato deve reagire con fermezza e visione. Servono risorse, investimenti e un’azione culturale capillare che arrivi nei quartieri, nelle scuole, nei centri giovanili. Ma serve anche una risposta immediata alla barbarie: non possiamo assistere in silenzio alla deriva di una generazione che si arma e distrugge il proprio futuro”.