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“Sempre col sorriso”, sui social le foto dal carcere del 17enne che ferì la bimba a Sant’Anastasia

Su TikTok pubblicati foto e video di uno dei due giovani accusati della sparatoria a Sant’Anastasia (Napoli), estrapolati dai colloqui dal carcere di Nisida.
A cura di Nico Falco
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Il luogo della sparatoria, a Sant'Anastasia (Napoli)
Il luogo della sparatoria, a Sant'Anastasia (Napoli)

Capelli bene in ordine, piccoli occhiali con vetri fumé, ride e manda baci alla telecamera. Eccolo qui, uno dei due giovanissimi accusati della stesa di due mesi fa a Sant'Anastasia (Napoli), quando dopo un banale diverbio per strada una scarica di proiettili venne esplosa verso la folla e rimase ferita una bambina. Diciassette anni, detenuto nel carcere minorile di Nisida e probabilmente con un processo nel futuro, ma soprattutto, come recita la didascalia, "sempre col sorriso". Le fotografie e gli spezzoni di video, comparsi su TikTok, sono stati estrapolati da un colloquio e verosimilmente pubblicati sulla piattaforma social da qualche familiare. Non mancano quei simboli che ormai sono un classico per un certo sottobosco criminale: le catene, la goccia di sangue. E soprattutto appare chiaro il concetto della pubblicazione: la galera passa.

La "stesa" risale al 23 maggio scorso. Due ragazzi (poi identificati come un 19enne e il 17enne) aprirono il fuoco all'altezza di piazza Cattaneo. Vennero feriti un uomo e una donna, marito e moglie, e la loro bambina di 10 anni. La piccola venne centrata alla testa da una scheggia rimbalzata sull'asfalto. Quello che all'inizio poteva sembrare un agguato di camorra si rivelò essere tutt'altro, la verità che venne fuori è ancora più preoccupante: quella famiglia non c'entrava nulla, i colpi erano stati esplosi verso la folla. Il motivo? una discussione di poco prima con altri giovani, i responsabili si sarebbero allontanati per poi tornare armati di mitraglietta e pistola.

Il 19enne, figlio di un presunto affiliato al clan D'Avino, si consegnò ai carabinieri nel pomeriggio successivo. Il 17enne, il cui padre venne ammazzato una decina di anni fa in un agguato, si presentò ai militari qualche ora dopo. A distanza di due mesi, le immagini sui social con tutto il seguito di commenti e incoraggiamenti da parte, si presume, di familiari e conoscenti. Con tanto di minacce da parte di una parente, presumibilmente contro chi si sarebbe permesso di criticare il ragazzo: "Te levo ‘o core ‘a pietto", ti strappo il cuore da petto.

Il parlamentare Francesco Emilio Borrelli, nel denunciare la vicenda insieme alla portavoce territoriale Ines Barone, si è soffermato sui simboli e sul messaggio che traspaiono da queste immagini:

Nelle ore successive all’attentato, che poteva essere una strage, era già emerso il profilo dei due folli pistoleri. Violenti ed attaccabrighe e che utilizzano i social per esaltare la vita criminale a cui aspirano. Il 17enne, protagonista di questo filmato, è cresciuto in ambienti malavitosi, il padre fu ammazzato in un attentato camorristico. Ora le parole e le minacce della zia danno ulteriore conferma su quel mondo pieno di disvalori in cui il ragazzo ha vissuto. Per questo continuiamo a dire che quei genitori che educano i propri figli ai valori della violenza, dell’omertà e della sopraffazione vanno fermati nel loro delirio "educativo". La loro diseducazione equivale ad un maltrattamento grave e come tale vanno presi gli analoghi provvedimenti.

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