Seicento euro in nero per lavorare rifiuti pericolosi: “Dobbiamo portare il piatto a casa”

Un imprenditore è stato arrestato e sanzionato per 75mila euro a Castellammare di Stabia (Napoli), sequestrato il capannone dell’azienda.
A cura di Nico Falco
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"Bisogna lavorare per portare il piatto a casa". Risposta disarmante, quella dei due operai trovati nel capannone di un'azienda di gestione rifiuti a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, dove lavoravano in nero e per cifre tra i 150 e i 200 euro a settimana, senza alcuna protezione nonostante maneggiassero anche materiali pericolosi. L'intervento, effettuato dai carabinieri della sezione Operativa e Radiomobile della Compagnia locale, dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro di Napoli e dai Forestali di Castellammare, si è concluso col sequestro della struttura e con l'arresto dell'imprenditore, che è stato anche sanzionato per 75mila euro.

Il capannone trasformato in discarica

Il blitz in un capannone di 200 metri quadrati soppalcato in via Schito. Quando i carabinieri sono arrivati, dentro c'erano il proprietario, un 32enne del posto, e i due operai. I tre stavano tagliando con un flex alcuni motori, degli alternatori e delle parti meccaniche e stavano bruciando parti in plastica con un cannello a gas, per recuperare il rame contenuto all'interno. Nessuno di loro indossava mascherine o protezioni.

Altri rifiuti pericolosi e in fiamme erano nel cassone di un tir parcheggiato nel piazzale. Nel capannone i militari hanno trovato di tutto: pneumatici fuori uso, rifiuti speciali pericolosi e non, plastiche, metalli, olii esausti, alternatori elettrici, parti di motori di frigoriferi e altri elettrodomestici; stoccati anche rame e pezzi di auto per circa venti metri cubi; all'esterno, altri 80 metri cubi di rifiuti pericolosi in sette grossi sacchi di plastica. I militari hanno chiesto le autorizzazioni, che non sono state mostrate.

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I due dipendenti in nero e senza protezioni

I due dipendenti, identificati in un 40enne e un 54enne, entrambi con famiglia, erano in nero e lavoravano senza alcun dispositivo di protezione, senza aver seguito corsi di formazione e non erano sottoposti alla visita medica periodica; erano esposti a rischio elettrico, con luoghi di lavoro non conformi e con attrezzature prive di conformità d'uso. Erano nell'azienda dal lunedì al sabato, per un compenso che oscilla tra i 150 e i 200 euro a settimana.

L'azienda è risultata essere priva di qualsiasi autorizzazione amministrativa e ambientale, non erano presenti idonei sistemi di scarico, di immissione in fogna, di filtraggio per l'emissione in atmosfera e di protezione dei rifiuti dagli agenti atmosferici; l'imprenditore non aveva nemmeno effettuato le valutazioni sul rischio sulla salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. L'uomo è finito in manette: dovrà rispondere di impiego di manodopera in nero in condizione di bisogno e realizzazione di discarica abusiva.

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