“Se non paga gli tagliate la mano”, nei pizzini gli ordini del boss latitante D’Ausilio
Tra le minacce che Felice D'Ausilio usava per convincere le vittime del racket ce n'era anche una terribile: gli emissari del clan dovevano tagliare una mano a chi si fosse rifiutato di pagare. Emerge dall'ordinanza che, lo scorso 19 gennaio, ha portato in carcere 19 esponenti del clan storicamente insediato a Bagnoli, area ovest di Napoli, tra cui anche "Feliciello", figlio del capoclan Domenico D'Ausilio "Mimì lo sfregiato", accusato di aver cercato di ricostruire il clan durante la latitanza sostituendosi al gruppo guidato da Alessandro Giannelli, quest'ultimo arrestato pochi mesi prima.
A racontare il particolare del taglio delle mani è il collaboratore di giustizia Gianluca Noto, ma emerge anche dall'intercettazione tra due estorsori che discutono in auto della reazione di una delle vittime. Noto, ex personaggio di primo piano del clan di Bagnoli, ha riferito durante l'interrogatorio di essere stato tra i più vicini a Felice D'Ausilio durante la latitanza, punto di raccordo tra il boss e il fratello Antonio D'Ausilio; la sua testimonianza, fermo restando la presunzione d'innocenza fino a prova contraria, costituisce uno dei cardini dell'inchiesta che ha fatto scattare le manette.
"Quasi tutti i messaggi di Felice venivano girati a D'Ausilio Antonio, che mandava De Falco e Albano (entrambi tra i destinatari dell'ordinanza e arrestati nel blitz, ndr) a richiedere le tangenti", mette a verbale Noto. Alcuni dei pizzini, però, non li avrebbe mai mostrati al fratello del boss. Come quello in cui, racconta, veniva disposto di chiedere dei soldi a un imprenditore di Agnano "altrimenti gli dovevamo tagliare la mano"; nonostante il messaggio non fosse stato recapitato, aggiunge, effettivamente l'imprenditore fu minacciato in quel modo. Altro pizzino "perso", che il collaboratore avrebbe ricevuto direttamente da D'Ausilio ma non avrebbe mostrato a nessuno, sarebbe quello in cui il boss latitante "dava ordine di uccidere il padre di Giannelli".
La minaccia del taglio della mano è presente anche in una intercettazione captata nell'ottobre 2016. A parlare sono Romualdo Diomede e Aniello Mosella, anche loro entrambi finiti in manette. Mentre discutono di una estorsione a una donna di Pianura, titolare di una sala giochi con slot, uno dei due racconta quello che la vittima avrebbe detto al momento di pagare: "E viene uno e mi vuole tagliare le mani, e viene un altro e mi vuole picchiare… oh, io pago tutti i mesi".