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“Se mi licenzi pubblico su Internet le foto intime di tua moglie”, operaio a processo nel Salernitano

L’indiano ha minacciato il datore di lavoro di pubblicare video espliciti della moglie, con cui aveva avuto una relazione; avrebbe conservato il materiale per anni, in caso di licenziamento.
A cura di Vincenzo Cimmino
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Poteva essere l'ennesimo caso di revenge porn, invece a impedire il peggio ci ha pensato la magistratura. Quello che si è concluso ieri nelle aule del tribunale di Salerno, infatti, è il tipico caso che ha tutte le carte in regola per diventare tragedia. Una persona che si vendica di un'altra rendendo pubbliche delle immagini di nudo. "Se mi licenzi, pubblico ogni cosa", tutto sarebbe partito da queste sei parole. Così avrebbe detto l'uomo di origine indiana – nei confronti del quale si è svolto il processo – al suo ex datore di lavoro. Una estorsione in piena regola, contro il proprietario di un'azienda bufalina di Altavilla Silentina, nel salernitano.

Contro l'imprenditore ci sarebbero state foto e video della moglie, con la quale l'indiano anni prima avrebbe avuto una relazione sentimentale. Materiale compromettente, a sfondo sessuale, che l'imputato avrebbe conservato per anni da utilizzare in caso di licenziamento. Un vero e proprio archivio costruito perché, con il lavoro, l'uomo avrebbe perso anche il permesso di soggiorno in Italia. L'imprenditore, però, non si è dato per vinto e ha subito richiesto l'intervento dei carabinieri. Azione che ha portato all'apertura dell'indagine da parte della Procura di Salerno.

Proprio nel processo, celebrato davanti alla seconda sezione penale, il titolare dell'azienda e la moglie si sono costituiti parti civili. Dopo le indagini, la raccolta delle testimonianze e lo studio del materiale sequestrato, il procedimento è giunto alla fase conclusiva. La sentenza, ora, è attesa per il mese di luglio. E per l'indiano il rischio di una condanna si è fatto sempre più concreto. Qualora dovesse essere dichiarato colpevole, oltre al reato di estorsione, dovrà probabilmente affrontare anche il rimpatrio, perdendo per sempre la possibilità di restare in Italia. Resta un solo nodo da sciogliere, chiarire in aula se il materiale oggetto di minaccia sia stato utilizzato per fini di estorsione o se si sia trattato di un tentativo di evitare l'espulsione.

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