Scortecciamento dei pini, cavallette e i fiammiferi a vapore: i regi decreti su Napoli abrogati
Fra le migliaia di regi decreti che il governo ha abrogato, una parte richiama a Napoli e il suo periodo nell'età pre-repubblicana (in particolare del 1910 e del periodo 1921-1946). Scorrendo l'atto che elenca questi atti normativi adottati dal Consiglio dei ministri e sanciti dal Re, incredibilmente ancora in vigore nella Repubblica Italiana, c'è di che sorridere. Di qui la decisione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati di abrogare una serie di decreti del Re risalenti al decennio 1861-1870. Atti inutili. Se non in un demerito: generano a tutt'oggi difficoltà interpretative e contenziosi che ingolfano i Tribunali.
Ci sono regi decreti meramente formali, come quelli che convertivano le società anonime – ovvero società con tale frammentazione del pacchetto sociale da essere di fatto non riconducibili a una proprietà unica e stabile – in aziende con un nome e una proprietà definita. Ma c'è anche qualcosa che davvero fa capire quanto questi atti siano ormai fuori dal tempo.
E analizziamo quelli che riguardano Napoli: i regolamenti degli «Educandati femminili esistenti nella Città di Napoli» (1861): gli Educandati se li ricorda solo chi ha almeno superato i 60 anni: erano quelle scuole in cui appunto si educavano fanciulle nobili, di classi elevate o di famiglie tenute in considerazione dal potere dell'epoca. Ancora: altri due atti abrogati sono del 1862: il regolamento del "Corpo de' Pompieri della Città di Napoli" e quello "per le Guardie municipali della Città di Napoli". C'è un regio decreto di 161 anni fa che «estende a tutti i cittadini del Regno il diritto di concorrere ai posti gratuiti del Collegio di musica in Napoli».
Due regi decreti del 1863 sono degni di nota: il primo «autorizza le Amministrazioni generali d'acque e foreste in Napoli e Sicilia a permettere lo scortecciamento dei Pini d’Aleppo, e di ogni altra pianta silvana che ne sia suscettibile», l'altro consente alla Società filantropica Napolitana (protagonista dei principali progetti di espansione durante la seconda metà dell'Ottocento) alla «costruzione di abitazioni salubri a prezzi modici», ovvero le attuali case popolari.
È del 1863 il regio decreto col quale la Camera di commercio e d'arti di Napoli è «autorizzata ad imporre una tassa annua sugli esercenti arti, industrie e commerci nel suo distretto», nell'anno successivo nascono la Compagnia Nazionale delle bonificazioni, irrigazioni e miglioramenti nelle Provincie Napoletane e la Fabbrica di fiammiferi a vapore.
Nello stesso anno, vista evidentemente l'urbanizzazione progressiva, viene meno la necessità di un regolamento «circa la caccia e distruzione delle cavallette nelle Provincie Napolitane» ma serve invece per normare «l'amministrazione della Pia Opera dei maritaggi». Infine, il novembre 1864 un atto storico: il regio decreto che «approva la fusione della Cassa di risparmio di Napoli nel Banco di Napoli».