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Scopre che la figlia adottiva è gay e mette una telecamera per spiarla, lei lo denuncia

Una ragazza gay ha denunciato il padre adottivo: l’avrebbe spiata con una telecamera e avrebbe intrattenuto con lei chat a sfondo sessuale con falsi account.
A cura di Nico Falco
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Un uomo napoletano è stato denunciato dalla figlia adottiva: dopo aver scoperto che la giovane era omosessuale, aveva installato una telecamera nella sua stanza per spiarla. La giovane, prima di arrivare in Italia, aveva vissuto 11 anni in un orfanotrofio lituano; era stata adottata oltre dieci anni fa insieme alla sorella. Secondo la denuncia, sporta un paio di anni fa, i problemi sarebbero nati quando lei avrebbe rivelato alla madre e successivamente al padre il proprio orientamento sessuale; nel frattempo i rapporti coi genitori adottivi si sono incrinati e lei ha abbandonato l'abitazione.

La telecamera nascosta in casa per spiare la figlia

La telecamera sarebbe stata posizionata in modo da inquadrare il punto dove dormiva la ragazza e successivamente aree comuni dell'appartamento. L'intenzione sarebbe stata esplicitamente di spiare cosa facesse la giovane, per cogliere atteggiamenti riconducibili al suo orientamento sessuale. Sulla vicenda il gip di Napoli ha richiesto un supplemento di indagine, anche per accertare se la telecamera sia stata effettivamente utilizzata per registrare o se solamente come provocazione, e ha ritenuto configurabile solo il reato di interferenza illecita nella vita privata ma non quelli di natura sessuale che aveva denunciato la ragazza, assistita dall'avvocato Sergio Pisani, che ha consegnato registrazioni audio e conversazioni in chat.

Le chat con le ragazze inesistenti

L'uomo avrebbe avrebbe parlato in chat con la figlia spacciandosi per ragazze in realtà inesistenti e avrebbe cercato di indurla a compiere atti sessuali; in una occasione, di persone mentre erano soli, le avrebbe proposto di depilarle le parti intime. Per il giudice, però, anche alla luce del profilo della coppia, della testimonianza degli assistenti sociali che negli anni hanno seguito i due dopo l'adozione e di quella dell'altra figlia, è probabile che si sia trattato di un maldestro tentativo di entrare in confidenza con la figlia e capire se fosse realmente omosessuale e se avesse avuto rapporti con altre ragazze.

Alla base di questa interpretazione, anche la considerazione che, se la giovane avesse acconsentito a conoscere quelle ragazze per avere rapporti sessuali con loro, gli incontri non avrebbero potuto realmente concretizzarsi in quanto si trattava di persone inesistenti.

Una seconda interpretazione, si precisa, potrebbe essere quella secondo cui l'uomo avrebbe tentato di introdurre discorsi a sfondo sessuale per poi avere rapporti con la figlia adottiva. In questo caso, però, la vicenda non avrebbe rilevanza penale: la ragazza era già maggiorenne, lo stratagemma delle persone inesistenti sarebbe stato svelato per forza di cose prima dei rapporti e la reazione della giovane, che subito aveva denunciato, evidenzierebbe che non era in condizioni di inferiorità psichica o fisica.

Per l'autorità giudiziaria l'uomo, con quei comportamenti che vengono definiti "eccentrici e (almeno apparentemente) spregevoli", non avrebbe, insomma, cercato di abusare della figlia adottiva, ma di capire se fosse realmente omosessuale e se avesse avuto rapporti con altre ragazze. Si legge nel dispositivo:

costituirebbero soltanto una messinscena, finalizzata a provocare la figlia e ad indurla a rivelargli le sue esperienze sessuali: ciò allo scopo di comprendere il suo orientamento e se esso fosse effettivamente concretizzato in rapporti intimi con altre ragazze.

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